Il nuovo Decreto immigrazione consente al settore agricolo di organizzare il lavoro. Una possibilità attesa di fronte ad una richiesta di manodopera che tocca le 100 mila unità.
Una svolta che ha bisogno di puntualizzazioni ma che in generale da una mano alle imprese in cerca di braccianti. “Il Decreto immigrazione va nella giusta direzione per quel che riguarda gli ingressi di manodopera agricola in Italia, legali e con procedure semplificate”, spiega la Cia-Agricoltori Italiani dando un giudizio positivo al testo varato dal Consiglio dei Ministri a Cutro.
Raccolti alle porte
“Dal Governo”, osserva il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, “si auspica, ora, una maggiore apertura sul numero dei lavoratori extracomunitari, affinché corrisponda al reale fabbisogno di manodopera
da parte delle aziende agricole, già in emergenza stagionali visto il periodo dei raccolti alle porte”.
Programma a lungo periodo
Per la Cia-Agricoltori, nel dettaglio, “è positivo che il nuovo Decreto consenta al settore di organizzare il lavoro sul lungo periodo, avendo stabilito nuove modalità di programmazione con quote di stranieri da
ammettere per lavoro subordinato, definite non più solo per un anno, ma per un triennio, dal 2023 al 2025”.
No a pratiche illegali
Inoltre, le nuove norme per la Confederazione rafforzano gli strumenti di contrasto ai flussi migratori illegali e semplificano le procedure burocratiche, attraverso canali legali, dei migranti qualificati.
Infine, Cia fa appello al Governo affinché “continui a dialogare con le organizzazioni di settore, impegnate da tempo per un Decreto flussi che rispetti la sua anima agricola e”, puntualizza il presidente nazionale
di Cia, Cristiano Fini, “soprattutto, alla luce delle criticità che continuano a tornare sul fronte lavoro. Resta aperta la faccenda quote necessarie: ne sono state ammesse 44 mila, quando servirebbero almeno 100 mila lavoratori”.