È possibile rifiutare un’eredità materiale, non è mai possibile passare indenni attraverso l’eredità emotiva di un genitore; in particolare modo è la madre a non offrire scampo rispetto a un contagio emotivo che, per
analogia o contrappasso, tratteggia nei figli una direzione, scombina ruoli, fa saltare l’ordine anagrafico di nascita e domina persino sull’ordine del tempo.
Oggi 12 marzo, dopo il debutto dell’8 marzo, ultimo appuntamento con un imperdibile spettacolo scritto da Lucia Calamaro che porta in scena al Teatro India un altro affondo nell’animo umano con “Da lontano. Chiusa sul rimpianto”, affidando il testo alla sua protagonista e interprete, Isabella Ragonese, per raccontare il rammarico di una figlia nel non aver saputo in gioventù lenire le sofferenze della propria madre, una donna impreparata al mondo, fragile e infelice. Un atto unico per il palcoscenico, che la scrittura intensa ed energica di Lucia Calamaro restituisce al pubblico emozionandolo per la sensibilità e la gentilezza con le quali racconta la storia di due universi umani, esistenziali, femminili, in un incontro-scontro tra una figlia, adulta e consapevole, diventata terapeuta, e una madre, anch’essa adulta ma inadeguata alla realtà e incapace di reggere il peso e le responsabilità del suo essere genitore. La figlia tenterà di alleviare la sofferenza della propria madre, che a suo tempo non era stata in grado di accudire la sua creatura a causa di un dramma silenzioso e sordo. Ormai cresciuta, la donna vuole rappresentare per la madre una figura di rinascita, di cura e di perdono, intuendo l’esigenza di psicanalizzare quel genitore che ha conosciuto dolente da bambina, per riconsegnarle, grazie agli strumenti della sua professione, l’ascolto e il supporto necessari senza che se ne accorga. Un ribaltamento del ruolo genitoriale che tratteggia con delicatezza il rapporto tra le due donne attraverso il rimpianto, il perdono e la comprensione.
Scritto e diretto da Lucia Calamaro, e cucito su misura per Isabella Ragonese, lo spettacolo è un dialogo-monologo che apre un affaccio sul mondo femminile, attraverso una partitura drammaturgica e registica che fa risuonare sulla scena la vita di due donne in una voce, due esistenze diverse che nascono insieme, si separano e si ritrovano, poi, per curarsi a vicenda. La Calamaro si conferma una profonda conoscitrice
dell’animo femminile, con questo testo che sa dire la verità, facendo vincere comunque sulla centratura acquisita di una figlia, il potere della fragilità di una madre…c’è lo mostra una grande Isabella Ragonese, nel ruolo di una giovane psicologa che perde pezzi e cede, pur conscia, a piccoli tranelli materni, ce lo racconta ancora col respiro che una finestra e il senso profondo di un reciproco perdono, porta ai polmoni del pubblico chiuso, ciao me la protagonista, dentro la morsa del rimpianto. “Quanti di noi, da piccoli, hanno assistito impotenti ai drammi degli adulti amati? – annota Lucia Calamaro – Quanti avrebbero voluto intervenire? Aiutare, capire. In fondo salvarli. E quasi mai si può. Avere i mezzi, gli strumenti per farlo per dargli l’ascolto dovuto e aiutarlo senza che se ne accorga. Il genitore che sentivamo più fragile. Quell’adulto impreparato al mondo che ci accudiva alla bene e meglio attraversato com’era da tribolazioni e guai. Non stavano sempre bene i nostri genitori. Avevano parecchi dispiaceri. E noi eravamo piccoli, per lo più impotenti di fronte a quella loro ben declinata infelicità. Intuivamo, non sapevamo, sospettavamo, non sapendo che fare.
Allora ho immaginato un luogo, piccolo, tra un fantomatico “di qua” e “di là” in cui questo fatto, questa parola che sia “evento”, che curi, possa accadere, per un po’. “Da Lontano” mette in scena il tentativo irragionevole di una figlia adulta, diventata terapeuta, di fare oggi quello che non aveva potuto fare a quei tempi: aiutare quella madre tribolata, che esisteva solo quando lei era bambina». Perché la verità è che l’incessante procedere sempre avanti del tempo, non può essere fermato, neanche quando ci troviamo dentro quei, pochi, giorni peculiari, marchiani a fuoco nell’anima, della nostra esistenza, quelli che avremmo bisogno di
dilatare per abitarli più tempo del reale, per guardare tra le loro pieghe, indagarli meglio per avere tempo di sventare un dolore o disarmare i prodromi di un addio. Ma è altrettanto vero che in quei giorni, a dispetto del tempo, il cuore umano tende a tornare costantemente, finché non si intravedono risposte, come ci mostra con naturale, ormai incarnato talento, la delicata e sublime Isabella Ragonese dal palco “…lo so, lo so, che il passato sta la’, tu stai di qua e il passato sta la’, una cosa quando è fatta è fatta, non è che si può andare a riparare qualcosa che è successo. Eppure è come se in qualche modo fossi lì, con la testa sto lì…”.
Non accade forse così a tutti noi? La scrittura di Lucia Calamaro è lucida nell’analisi e ardita, come l’animo umano, nel superare la dimensione spazio-temporale per restituire, attraverso una dimensione apparentemente irreale, il tessuto realissimo e quasi carnale della relazione madre-figlia, che su palco quasi non si toccano, ma la prova d’attore delle protagoniste, che poggia sulla drammaturgia multipiano, capace di sfumature sottilissime e di pennellate materiche della Calamaro, eppure investono di una realtà in cui ogni spettatore può trovare un po’ di sé. Il teatro India non poteva offrire al suo pubblico spettacolo migliore per celebrare l’8 marzo e ricordare il potere generativo, in termini fisici e spirituali del femminile; a dimostrazione che certi valori sono profondamente incarnati dalla Ragonese, dalla Calamaro e da tutta la produzione e i referenti del Teatro di Roma, è stato permesso un intervento a fine spettacolo per ricordare la tragedia delle donne iraniane e invitare il pubblico italiano a fare fronte comune con questo popolo che sta soffrendo l’inimmaginabile, attraverso la testimonianza di Eliana Montanari, italo-iraniana, che ben conosce questa realtà ed è impegnata in una fitta campagna di sensibilizzazione.
Lucia Calamaro torna in Stagione con la ripresa, per il secondo anno al Teatro India, dello spettacolo Darwin inconsolabile (dal 24 al 28 maggio), una coproduzione di grande successo – Teatro di Roma insieme a Sardegna Teatro, Festival di Spoleto e CSS di Udine – con cui l’artista continua a scandagliare nell’esistenza umana, tra relazioni, affetti, nevrosi e l’esperienza del lutto, per disegnare con la consueta profondità ironica la storia di tre figli e un’anziana madre che, per ritrovare la loro attenzione, decide di fingersi morta. “DA LONTANO. CHIUSA SUL RIMPIANTO” Scritto e diretto da Lucia Calamaro, per e con Isabella Ragonese, con la partecipazione di Emilia Verginelli. Disegno luci Gianni Staropoli. Costumi Francesca Di Giuliano. Scene Katia Titolo. Foto di Natalia Nieves Iszakovits. Produzione Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito Teatro e Argot Produzioni. In collaborazione con Riccione Teatro