Nel Rapporto sull’economia e la società del Mezzogiorno dal titolo “Lo spettro della recessione al Sud in un’Italia che non cresce” gli studiosi dello Svimez rilevano che negli ultimi 15 anni sono andati via per trasferirsi al Centro-Nord o all’estero, ben 2 milioni di persone, il 72% dei quali ha meno di 34 anni.
Secondo i ricercatori questo “esodo” determina una perdita di popolazione giovane e qualificata solo parzialmente compensata da flussi di immigrati, modesti nel numero e caratterizzati da basse competenze. Le conseguenze sotto il profilo demografico sono facilmente prevedibili. In altre parole, siamo in presenza di una vera emergenza, questa sì, che richiederebbe interventi mirati da parte di una classe dirigente degna di questo compito.
Per sensibilizzazione l’opinione pubblica e la politica è nato da qualche tempo un movimento, “La valigia di cartone”, fondato dal giovane sacerdote siciliano don Antonio Garau, che mira a promuovere l’occupazione giovanile evitando la fuga massiccia del capitale umano all’estero, ripopolare i territori, evitare la rassegnazione di chi parte e la disperazione delle loro famiglie.
In Sicilia ci sono casi davvero emblematici. Nel comune di Acquaviva Platani, in provincia di Caltanissetta, sono rimasti 928 residenti, mentre quelli che vivono all’estero sfiorano le 2.450 unità (una percentuale monstre del 264 per cento). Lo stesso discorso vale per Sant’Angelo Muxaro nell’Agrigentino dove gli attuali 1.291 residenti devono fare i conti con i 2450 concittadini che hanno scelto di vivere fuori dai confini.
Domani, sabato 18 gennaio, alle 15, a Pietraperzia (Enna) si svolgerà prima una tavola rotonda e poi una marcia per dire “basta” all’emigrazione.
Al dibattito, nella chiesa madre, parteciperanno don Antonio Garau, uno degli ideatori del movimento “Le valigie di cartone”, con il vescovo di Piazza Armerina, monsignor Rosario Gisana, e il sindaco di Pietraperzia, Antonio Bevilacqua. Previsti anche gli interventi di sindacati, associazioni e movimenti cittadini.
Seguirà la marcia contro lo spopolamento de “Le valigie di cartone” fino a piazza Vittorio Emanuele. Il vescovo Gisana rivendica con forza il fatto di aver voluto nella sua diocesi il corteo come “forte segnale”, come “grido contro una emorragia continua di persone, soprattutto giovani, che sta di fatto impoverendo il tessuto sociale, economico e culturale di tutto il territorio”.
“Vogliamo scuotere i siciliani ormai abituati a pensare che sia normale vedere andare via i figli subito dopo la laurea o addirittura dopo avere conseguito il diploma – ha affermato don Garau al settimanale diocesano – prima della nascita del ‘Movimento’ era come se il problema non esistesse, eppure tutti in silenzio ce ne siamo lamentati. Oggi invece vogliamo innescare un meccanismo che permetta di affrontarlo di petto trascinandosi dietro il mondo della Chiesa e della politica, insomma uscire dal letargo”.