Può lo Stato farsi carico dei costi sociali di un modello di sviluppo che genera disuguaglianze e danni all’ambiente? I molti interrogativi su sviluppo e crisi sono stati affrontati al convegno dal titolo: “Ripensare il capitalismo”, organizzato dalla Uil nazionale sulla base di uno studio del Dipartimento Remarc dell’Università di Pisa.
Modello che genera squilibri
L’indagine realizzata da due giovani professori e ricercatori italiani, la professoressa Elisa Giuliani e il professor Simone D’Alessandro, si prefigge l’obiettivo di avviare un dibattito sull’attuale modello di sviluppo. Il seminario si è concluso con l’intervento del segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri. “Ci dobbiamo porre alcuni interrogativi”, ha esordito Bombardieri, “su quanto sta accadendo in questi ultimi anni: è giusto che i costi sociali e ambientali della crescita economica si scarichino sulla collettività e sullo Stato? Il Governo e il Mise hanno la volontà politica di rendere operativi gli strumenti a disposizione introducendo normative sulla responsabilità sociale delle multinazionali? Come evitare che l’attuale modello metta a rischio la pace sociale e i meccanismi di redistribuzione del reddito?”.
Meno ore a parità di stipendio
Tra le varie proposte della Uil, suffragate dai dati della ricerca, Bombardieri rilancia quella della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, da non confondere con l’ipotesi della settimana corta. “La letteratura scientifica dimostra che con la riduzione dell’orario a parità di salario si può aumentare il numero degli occupati, ridistribuendo le ore lavorate, e si possono ridurre le disuguaglianze”, propone il leader della Uil, “Bisogna farlo con il dialogo sociale e la contrattazione. Discutiamo, dunque, di produttività a 360 gradi, di un progetto per il nostro sistema industriale, di Industria 5.0 e di come far valere in Europa la nostra capacità di innovare, insieme”.
Premiare chi si impegna
Bombardieri ha richiamato anche la necessità di introdurre “sia il concetto di condizionalità socio-ambientale nell’ambito delle politiche industriali sia un sistema di premialità nei confronti delle imprese che rispettano i diritti e l’ambiente”. “Vogliamo davvero”, ha puntualizzato il segretario della Uil, “che i soldi dei contribuenti italiani vadano nelle tasche di imprese e multinazionali che non rispettano i contratti, pagano le tasse nei paradisi fiscali e non rispettano le norme sulla sicurezza sul lavoro?” “In queste settimane”, ha concluso, “si sta discutendo del riordino del sistema di incentivi alle imprese: quale occasione migliore, dunque, per realizzare queste proposte?”.