Cosa rischiano gli scafisti? Poca roba. La reclusione da 1 a 5 anni e una multa di 15.000 euro per ogni persona di cui favoriscono l’immigrazione clandestina. Ci sono aggravanti, ma niente che spaventi. Il reato e le sanzioni così come sono configurati nell’art.12 del testo Unico sull’immigrazione non sono tali da facilitare il contrasto a questa pratica la cui disumanità è sancita dai 23 mila morti che giacciono sul fondo del Mediterraneo.
È legittimo chiedersi se non sia il caso di chiamare in causa anche un altro e ben più grave reato, come quello previsto dall’articolo 601 del codice penale- la tratta di persone e per il quale è previsto anche il ricorso al 41bis.
Gli scafisti non solo favoriscono l’immigrazione clandestina ma costringono le persone che vogliono entrare illegalmente da noi a farlo in condizioni obbrobriose, disumane e con altissimo rischio per le loro vite.
Caricare centinaia di persone, come se fossero bestie, su gommoni o barconi fatiscenti, metterle in navigazione senza neanche curarsi delle condizioni del mare è solo favoreggiamento dell’immigrazione clandestina o non è anche una sorta di schiavitù cui si sottopongono persone durante il tragitto che le dovrebbe portare verso i lidi della speranza?
Il Ministro di Giustizia e quello dell’Interno forse dovrebbero riflettere su quanto si siano dimostrate inefficaci le attuali norme che dovrebbero punire gli scafisti. La loro attività è a tuti gli effetti simile a quella di un’organizzazione criminale come quella mafiosa, o del narcotraffico.
Solo che qui la “merce” su cui si guadagna non sono le droghe ma sono esseri umani. E allora perché non pensare di prevedere il ricorso al 41bis anche per gli scafisti visto che non si tratta di cani sciolti ma di membri di organizzazioni che si alimentano anche sulla base di informazioni che i vari adepti dentro o fuori dalle galere possono scambiarsi?