La siccità ha fatto sparire 23 mila ettari coltivati a riso in Lomellina e 3 mila ettari nel Novarese. Sono i dati di uno sconvolgimento produttivo che segnano la crisi di un settore una volta florido e di eccellenza. Risaie alle prese con cambi climatici e una forte concorrenza delle produzioni in arrivo dall’oriente. Le imprese però non accettano la sconfitta. “Dopo tre anni a causa della pandemia, ci troviamo di fronte uno scenario radicalmente mutato. Noi imprenditori, però, pur tra innegabili difficoltà, non possiamo rimanere immobili aspettando il corso degli eventi”, puntualizza il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti alla tavola rotonda “Il riso italiano tra siccità e importazioni”, che ha inaugurato stamani a Vercelli la 44esima edizione della ‘Fiera in campo’, la più importante manifestazione europea dedicata al comparto.
Primi in Europa per qualità
Con Giansanti hanno partecipato anche il presidente dell’Ente Risi, Paolo Carrà, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, il vicepresidente del Senato Gianmarco Centinaio, l’onorevole Fabrizio Comba e l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Marco Protopapa.
“L’Italia è il primo Paese europeo per superfici coltivate e produzione di riso”, ha ribadito la Confagricoltura, “Siamo gli unici produttori mondiali di Vialone Nano, Arborio e Carnaroli, pur coltivando diverse varietà. La siccità ha però colpito duramente il settore: lo scorso anno 23 mila ettari sono andati persi soltanto in Lomellina e 3 mila nel Novarese”.
Carenza idrica e impegno Ue
La nuova stagione si presenta ancora più ardua. Confagricoltura porterà la questione sul tavolo del Consiglio e della Commissione Ue, perché la carenza idrica colpisce altri Stati membri.
“Si sono anche moltiplicate le minacce al nostro riso”, osserva la Confederazione, “Sono cresciute di oltre il 120% le importazioni dall’Asia e l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) ha proposto di aumentare i limiti ammessi di Triciclazolo, assolutamente vietato in Italia.
“Occorre impegnarsi”, rimarca Giansanti, “per rimuovere questi ostacoli restituendo alla nostra risicoltura l’attenzione che merita. Penso ad un piano d’azione su più fronti per far fronte alle emergenze, guardando al futuro. La reciprocità nelle regole di coltivazione con i Paesi di origine del riso importato deve essere rispettata per evitare ogni concorrenza sleale”.
Far fruttare il Piano di ripresa
“Così come è indispensabile”, ad avviso di Confagricoltura, “che la clausola di salvaguardia sia resa automatica in presenza di forti aumenti delle importazioni.
Con la Pac, da quest’anno, pur in un quadro complessivo preoccupante, per il riso ci sono almeno due novità: l’aumento del pagamento accoppiato e l’intervento specifico di sviluppo rurale per gli impegni specifici nelle risaie. Toccherà far fruttare al meglio anche le risorse messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa”, auspica la Confagricoltura, “per gli investimenti aziendali e in filiera, per l’irrigazione e l’ammodernamento tecnologico delle imprese a favore di un settore moderno e progredito che guarda al futuro”.