Vite parallele quelle di Schlein e Renzi? Sarà lei a fare la seconda rottamazione del Pd? Non pare proprio.
La sfida per la neo segretaria è doppia: tenere unito il partito e sbaraccare quella struttura di correnti i cui capi sono stati i principali suoi sostenitori. Imprese ardue.
Se entrambe fallissero Schlein si ritroverebbe un partito assottigliato e ancora più paralizzato di prima. Una sciagura che -ovviamente non le auguriamo.
Evitare l’ennesima scissione è pressoché impossibile. Il Pd era già attraversato da divisioni sia sui contenuti che sulle alleanze. Solo una leadership forte e paziente avrebbe potuto superarle. Schlein non sembra essere tagliata per le mediazioni.
Appare più divisiva che unificante. Più attenta a rivendicare puntigliosamente la sua identità che a costruirne una condivisa da un partito complesso. Ha già indossato i panni della rivoluzionaria. Volendo caratterizzarsi come l’anti-Giorgia sarà tentata di andare all’assalto all’arma bianca senza curarsi molto degli equilibri delle diverse anime da cui è formato il Pd.
Ma sotto questa mise rivoluzionaria potrebbero continuare a pesare i capi delle correnti che l’hanno sostenuta.
Avremmo così un doppio Pd: una segretaria, torrente in piena e agitatrice di non ben identificate novità, e un apparato che, sotto la facciata, si riorganizza per non perdere il potere cui è abituato.
Quando nel dicembre del 2015 Renzi irruppe come un uragano nella vita soporifera di un Pd ripiegato su se stesso, mandò in pensione la vecchia guardia, aprì una coraggiosa stagione riformatrice. Sei mesi dopo conquistò il 41% alle europee. Si imbarcò-ahilui- nell’avventura di una riforma costituzionale troppo ampia e personalizzata. I cittadini la bocciarono. Renzi fece le valigie da Palazzo Chigi ma ha continuato ad essere protagonista della nascita e della morte dei governi.
Schlein non ha la stessa caratura politica di Renzi, che aveva fatto la gavetta come Presidente della Provincia di Firenze e Sindaco del capoluogo toscano. Lei ha avuto vita politica facile.
Potrebbe, inconsapevolmente, essere la migliore alleata di Renzi e Calenda. Squassando il Pd ,potrebbe aprire le porte a molti che mal digeriscono il ritorno ad una sinistra sloganistica che rincorre i 5 Stelle nel tentativo di non farsi inglobare da loro.
Giuseppe Conte è, invece, il peggior alleato di Schlein. L’avvocato ha una lunga esperienza nella pratica populistica, ha lo standing di un ex capo di governo, conosce i trucchi del mestiere e sa fiutare le opportunità. E’ già lì che aspetta l’ abbraccio del Pd. Fatale per Elly.