Sono stato fondatore del PD ma fin dal congresso costituente del 2007 mi fu chiaro che stava nascendo una creatura che andava nella direzione sbagliata.
Il grande sogno di unire i riformismi democratici in un partito a vocazione maggioritaria partì male dalla scelta di una forma-partito all’americana. Un partito strutturato su una summa di comitati elettorali che man mano presero il controllo del partito sui territori, affidando la scelta del leader nazionale, e non solo, ad improbabili elezioni popolari, le cosiddette primarie.
Un percorso politico che ha portato all’odierna implosione, un popolo indistinto che vota in direzione opposta al corpo interno del partito. Ed ecco Segretaria una non iscritta, iscritta da pochi giorni, che non crede al progetto costituente, Elly Schlein, degnissima persona che niente ha a che fare con il progetto originario del PD.
Due le prospettive, con lei nasce un’altra cosa politica di sinistra, oppure si conferma l’attuale non-partito con problemi non dissimili a quelli già visti in questi anni.
Entrambe prospettive fuori dal sogno iniziale del 2007.
La prima: la Schlein dimostra grande personalità politica e rifonda il partito riportandolo nel solco del partito di sinistra, ma questo significa cambiare percorso non soltanto sul piano politico ideale e programmatico, significa strutturare un partito con regole classiche del ‘900, dotarlo di vita interna, di classe dirigente, di cultura, formazione e selezione della classe dirigente.
Questa è la strada migliore per due ragioni:
significa scommettere su un ricompattamento della Sinistra italiana, liberando verso il centro dell’agone politico le tante energie riformiste, liberaldemocratiche, liberalsocialiste, cattoliche che credono ancora all’unione dei riformismi democratici, a quella idea primiera che dette vita ai Comitati Prodi e al primo Ulivo, e che sono ancora oggi potenziali alleate; restituisce, all’interno dell’area del centrosinistra, la missione politica a due classi dirigenti e popoli diversi che per governare insieme il Paese devono lavorare a costruire case politiche diverse ed eventualmente accordarsi su un progetto politico, laicamente strutturato.
La seconda: la Schlein sceglie di tenere il PD così com’è e si mette nelle mani dei comitati elettorali interni, delle consorterie territoriali, con un modello astratto di partito americano che con l’Italia e con la struttura politico-istituzionale italiana nulla ha a che fare, confermando la forma-partito fondata sul meccanismo delle elezioni primarie, cioè su un’apparente controllo democratico del partito stesso.
Questa strada confermerebbe una diversa fine del PD, una evoluzione conclamata in partito-movimento, sempre in precario equilibrio fra interessi di gruppi organizzati e indistinto voto popolare, un ossimoro situato fra clientelismo di maldestri piccoli apparati e fumoso principio democraticistico di un popolo mutabile e in balia di spinte esterne al soggetto politico, fra irrazionalismo e scalate esterne, come appunto nel caso che stiamo analizzando.
Due strade diverse, un unico risultato la fine del PD delle origini: la prima strada aprirebbe una nuova pagina della storia della Sinistra italiana, tutta da scrivere e di cui non possiamo prevedere il destino; la seconda confermerebbe la forma di un partito svuotato della sua missione primiera, impegnato nella prosecuzione di un viaggio, al di là degli slogan, di non semplice decifrazione, e un grande campo libero ad una Destra che proverà ad organizzarsi intorno a Giorgia Meloni in questi cinque anni di legislatura, missione anche questa tutt’altro che scontata.
Per paradosso la forza dell’avversario politico aiuterebbe le sorti di ognuno dei due schieramenti, sancirebbe il ritorno della politica, rafforzerebbe il Paese, ma il viaggio è lungo, e la meta è incerta.
Chiudo con un augurio sincero alla nuova Segretaria del PD, Elly Schlein.
Se riuscirà a cambiare il PD …, a unire la Sinistra …, a tirare fuori il M5S dalla palude populistica …, a dialogare con le forze moderate …, a unire un Centrosinistra che attualmente non c’è intorno ad un progetto di governo tutto da costruire…, cambierà l’Italia.
Se la nuova Segretaria non riuscisse a centrare uno soltanto di questi obiettivi finirebbe immancabilmente con il rafforzare la Destra.
Missione ambiziosa!
Buon lavoro.