venerdì, 15 Novembre, 2024
Società

L’estro di Paganini rivive sulle corde di Carlotta Dalia e Giuseppe Gibboni

Due talenti vanto della nostra musica all'Accademia Filarmonica Romana

Carlotta Dalia

Carlotta Dalia e Giuseppe Gibboni sono due nomi da conoscere e ricordare, perché sono e saranno il vanto musicale della nostra nazione, la dimostrazione che il talento e il lavoro incessante possono produrre straordinarie personalità artistiche. L’accademia Filarmonica Romana ha realizzato uno straordinario concerto duetto, in cui abilità tecnica, capacità interpretativa, fedeltà all’autore, personalità hanno raggiunto vette rare. «È uno dei talenti più straordinari che abbia conosciuto.

Possiede un’intonazione perfetta, una tecnica strabiliante in tutti i suoi aspetti, un suono molto affascinante e una musicalità sincera. Sono sicuro che avrà tutti i successi che merita». Non ci sono parole più appropriate che quelle del grande violinista Salvatore Accardo per descrivere Giuseppe Gibboni uno dei migliori, nuovi talenti italiani, salito alla ribalta per aver vinto nel 2021, a soli 20 anni, il prestigioso 56º Premio Paganini di Genova, riportando il premio in Italia dopo ben 24 anni. Gibboni ha debuttato all’Accademia Filarmonica Romana in uno dei concerti più attesi della stagione, in duo con la chitarrista Carlotta Dalia giovedì 23 febbraio al Teatro Argentina.

“Per me è stato un grandissimo privilegio suonare un violino storico come il Cannone, è stato davvero emozionante. Ho sentito anche molta responsabilità perché ero consapevole di avere tra le mani un’opera d’arte inestimabile. E’ stata una grandissima emozione vedere i segni lasciati sullo strumento da Nicolò Paganini con il quale aveva un rapporto molto fisico.” Queste sono state le parole con cui Giuseppe Gibboni ha commentato l’esperienza di suonare lo storico violino di Paganini durante l’omonimo premio.
Val la pena ricordare alcuni tratti salienti del Premio Paganini: La proposta di istituire un concorso musicale dedicato a Paganini nacque nel 1940, quando Genova si preparava a celebrare il centenario della morte del celebre musicista. Purtroppo la guerra era alle porte e l’idea sostenuta dal giornalista e critico musicale Carlo Marcello Rietmann fu temporaneamente accantonata per essere poi realizzata nel 1954 nell’ambito delle Celebrazioni Colombiane.il Premio Paganini fu uno dei membri fondatori della Federazione Mondiale dei Concorsi Musicali che si costituì nel 1957. Grande merito va a Luigi Cortese, direttore artistico per ben 22 anni, che seppe interpretare un ruolo fondamentale per la crescita del concorso a livello internazionale.Il suo lavoro venne supportato soprattutto da coloro che avevano contribuito alla nascita del premio: Carlo Marcello Rietmann, Mario Ruminelli, Lazzaro Maria De Bernardis e Renato De Barbieri.severità delle giurie e l’articolazione delle prove, tese ad approfondire tanto gli aspetti tecnici di un’esecuzione quanto il gusto interpretativo, hanno garantito nel tempo l’alto livello qualitativo della manifestazione.

Non a caso il primo premio per ben sedici volte non è stato assegnato e i violinisti laureati hanno tutti percorso carriere di assoluto prestigio internazionale, ricordiamo Salvatore Accardo (1958), Grigory Zhislin (1967), Ghidon Kremer (1969), Leonidas Kavakos (1988), Natalia Prichepenko (1990), Massimo Quarta (1991), Isabelle Faust (1993), Bin Huang (1994), Giovanni Angeleri (1997), Sayaka Shoji (1999), Mengla Huang (2002), In Mo Yang (2015), Kevin Zhu (2018).

Giuseppe Gibboni ha vinto il premio Paganini e 3 premi speciali di giuria e si presenta come realtà ormai consolidata nel panorama nazionale e internazionale: nato in una famiglia di musicisti, inizia lo studio del violino a soli tre anni con il papà Daniele, si diploma giovanissimo al Conservatorio di Salerno con Maurizio Aiello, e si perfeziona con Salvatore Accardo e Pavel Berman presso le principali accademie di musica italiane. Attualmente studia nella classe di Pierre Amoyal al Mozarteum di Salisburgo.

“..Carlotta Dalia, rappresenta con la sua arte l’eccellenza di una tradizione – quella italiana – che vola molto in alto, apprestandosi a diventare protagonista mondiale dell’arte della chitarra” dice il Maestro Angelo Gilardino, a ragione. Carlotta Dalia, compagna di vita, oltre che di palcoscenico, di Gibboni, classe 1999, è una chitarrista vincitrice di oltre 40 premi nazionali e internazionali, tra cui il primo Premio, Premio Speciale come miglior interprete italiano e Premio Speciale per la migliore interpretazione di un brano di Leo Brouwer nel Concorso Internazionale “Niccolò Paganini”, Parma. Sembra che la figura, immensa, di Paganini, tenga sotto la sua ala entrambi questi incredibili musicisti, che si costituiscono quasi come un’espansione di strade che Paganini non riuscì a percorrere interamente: il musicista si era formato sullo studio della chitarra e raggiunse un’altissima maestria con questo strumento, che però depose per le esecuzioni pubbliche, a favore del violino.

Giuseppe Gibboni

Il programma che eseguono si presenta vario e di ampio respiro, alternando brani per i due singoli strumenti a composizioni e trascrizioni per violino e chitarra. Non poteva mancare l’omaggio a Nicolò Paganini, con la Sonata concertata per violino e chitarra MS 2 che apre la serata, e i 24 Capricci per violino solo di cui Gibboni farà ascoltare il n. 1 in mi maggiore, il n. 5 in la minore, e il n. 24 che suggella la raccolta con il celebre “Tema con variazioni”, un finale pensato per sfoggiare articolazioni mirabolanti, che percorrono tutta l’estensione dello strumento, al limite delle sue possibilità. L’ultimo brano paganiniano in programma, che conclude anche la serata, coincide con un tema altrettanto famoso quanto il precedente, anch’esso oggetto di parafrasi e revisioni e utilizzato ripetutamente da Paganini come brano autonomo o giustapposto a movimenti di altre composizioni, ovvero “La campanella”, terzo tempo del Secondo Concerto per violino e orchestra M.S. 48, un “rondò con campanello obbligato”, in cui il brillante tema violinistico viene regolarmente contrappuntato dal campanello, producendo effetti timbrici inediti, come ebbero a rimarcare molti degli spettatori contemporanei.

La musica di Paganini incornicia quella di altri tre compositori molto diversi per stile e formazione fra loro. Capricho árabe per chitarra è uno dei brani più famosi di Francisco Tárrega, compositore e chitarrista spagnolo cui si deve la diffusione della chitarra classica nel XX secolo. Composto verso il 1890, rappresenta il ricordo di un viaggio in Andalusia e nel Nordafrica, dove rivivono le sensazioni provocate da quei paesaggi, con melodie dal sapore arabeggiante e arcaico. El sueño de la razón produce mostruos è il diciottesimo dei 24 Caprichos de Goya op. 195 per chitarra di Mario Castelnuovo-Tedesco, pubblicati nel 1961 e ispirati alla celebre serie di incisioni. Un omaggio infine al tango argentino con l’Histoire du Tango (1985) di Astor Piazzolla per violino e chitarra. Un lavoro che traccia la storia del tango che diventa musica per sala da concerto, astratta, dopo essere stato praticato nelle sale da ballo di quartieri popolari e nei bordelli. Gibboni e Dalia eseguono le prime tre delle quattro tappe, di cui si compone l’opera, che fissano la sua nascita (Bordel, 1900), la prima trasformazione (Café, 1930) e le successive contaminazioni (Nightclub, 1960) che portano alla nascita di un nuevo tango.
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