Carlotta Dalia e Giuseppe Gibboni sono due nomi da conoscere e ricordare, perché sono e saranno il vanto musicale della nostra nazione, la dimostrazione che il talento e il lavoro incessante possono produrre straordinarie personalità artistiche. L’accademia Filarmonica Romana ha realizzato uno straordinario concerto duetto, in cui abilità tecnica, capacità interpretativa, fedeltà all’autore, personalità hanno raggiunto vette rare. «È uno dei talenti più straordinari che abbia conosciuto.
Non a caso il primo premio per ben sedici volte non è stato assegnato e i violinisti laureati hanno tutti percorso carriere di assoluto prestigio internazionale, ricordiamo Salvatore Accardo (1958), Grigory Zhislin (1967), Ghidon Kremer (1969), Leonidas Kavakos (1988), Natalia Prichepenko (1990), Massimo Quarta (1991), Isabelle Faust (1993), Bin Huang (1994), Giovanni Angeleri (1997), Sayaka Shoji (1999), Mengla Huang (2002), In Mo Yang (2015), Kevin Zhu (2018).
Giuseppe Gibboni ha vinto il premio Paganini e 3 premi speciali di giuria e si presenta come realtà ormai consolidata nel panorama nazionale e internazionale: nato in una famiglia di musicisti, inizia lo studio del violino a soli tre anni con il papà Daniele, si diploma giovanissimo al Conservatorio di Salerno con Maurizio Aiello, e si perfeziona con Salvatore Accardo e Pavel Berman presso le principali accademie di musica italiane. Attualmente studia nella classe di Pierre Amoyal al Mozarteum di Salisburgo.
“..Carlotta Dalia, rappresenta con la sua arte l’eccellenza di una tradizione – quella italiana – che vola molto in alto, apprestandosi a diventare protagonista mondiale dell’arte della chitarra” dice il Maestro Angelo Gilardino, a ragione. Carlotta Dalia, compagna di vita, oltre che di palcoscenico, di Gibboni, classe 1999, è una chitarrista vincitrice di oltre 40 premi nazionali e internazionali, tra cui il primo Premio, Premio Speciale come miglior interprete italiano e Premio Speciale per la migliore interpretazione di un brano di Leo Brouwer nel Concorso Internazionale “Niccolò Paganini”, Parma. Sembra che la figura, immensa, di Paganini, tenga sotto la sua ala entrambi questi incredibili musicisti, che si costituiscono quasi come un’espansione di strade che Paganini non riuscì a percorrere interamente: il musicista si era formato sullo studio della chitarra e raggiunse un’altissima maestria con questo strumento, che però depose per le esecuzioni pubbliche, a favore del violino.
Il programma che eseguono si presenta vario e di ampio respiro, alternando brani per i due singoli strumenti a composizioni e trascrizioni per violino e chitarra. Non poteva mancare l’omaggio a Nicolò Paganini, con la Sonata concertata per violino e chitarra MS 2 che apre la serata, e i 24 Capricci per violino solo di cui Gibboni farà ascoltare il n. 1 in mi maggiore, il n. 5 in la minore, e il n. 24 che suggella la raccolta con il celebre “Tema con variazioni”, un finale pensato per sfoggiare articolazioni mirabolanti, che percorrono tutta l’estensione dello strumento, al limite delle sue possibilità. L’ultimo brano paganiniano in programma, che conclude anche la serata, coincide con un tema altrettanto famoso quanto il precedente, anch’esso oggetto di parafrasi e revisioni e utilizzato ripetutamente da Paganini come brano autonomo o giustapposto a movimenti di altre composizioni, ovvero “La campanella”, terzo tempo del Secondo Concerto per violino e orchestra M.S. 48, un “rondò con campanello obbligato”, in cui il brillante tema violinistico viene regolarmente contrappuntato dal campanello, producendo effetti timbrici inediti, come ebbero a rimarcare molti degli spettatori contemporanei.