Secondo i risultati dell’osservatorio di Fondirigenti, la quota di donne manager in formazione sul totale dei dirigenti, è pari all’8% un dato crescita negli ultimi anni ma pur sempre largamente insufficiente per effetto di un accesso ancora limitato alla formazione continua e di una ridotta presenza femminile nei ruoli chiave. Circa 30 mila sono le ore di formazione potenzialmente attivabili, con una media di 53 ore per dirigente che saranno fruite prevalentemente in presenza e mediante attività di coaching personalizzato.
I risultati evidenziano inoltre come le aziende puntano sempre di più sulla formazione manageriale al femminile come leva per ridurre il gender gap e aumentare la loro competitività. La richiesta media di finanziamento è stata pari a 11.700 euro rispetto al finanziamento massimo di 12.500 euro. Rispetto agli ambiti di azione proposti dall’Avviso, le imprese mettono in cima alla classifica delle priorità le skills per il cambiamento che, insieme alla valorizzazione delle competenze di Diversity&Inclusion, coprono poco meno del 60% dei piani. Minore è la quota di piani dedicata alla sostenibilità, alla gestione dei rischi e delle crisi, alla digitalizzazione.
Come a sottolineare che la risposta a questa fase di cambiamento repentino può stare proprio nella capacità manageriale delle donne dirigenti di guidare le imprese nel passaggio stretto della transizione. Sul versante della dimensione aziendale, sono soprattutto le grandi imprese ad utilizzare la formazione manageriale per rafforzare la leadership femminile: circa metà dei piani, infatti, sono presentati da imprese che superano i 250 addetti, le quali hanno, altresì una quota mediamente maggiore di dirigenti donne in formazione. Ma non va trascurato il dato delle Pmi: sono infatti circa 200 le dirigenti impegnate in questa tipologia d’impresa: un numero importante, se si considera che sono state solamente 350, complessivamente, le dirigenti in forza a Piccole e Medie Imprese che hanno partecipato agli Avvisi del Fondo negli ultimi tre anni.
A livello territoriale, è il Nord Est a far registrare la maggiore partecipazione: al primo posto figura infatti l’Emilia-Romagna, seguita da Lombardia e Veneto. Ma incoraggiante è anche il risultato del Mezzogiorno, a cui è stata dedicata una specifica premialità, da cui proviene il 12% dei piani presentati, con una concentrazione di piani in Campania. Anche in questo ambito, il Sud si conferma in ritardo, dunque, per effetto di una ridotta managerializzazione e di una minore presenza femminile nei ruoli apicali in azienda, ma la reattività che il tessuto produttivo mostra rispetto a stimoli mirati fa ben sperare rispetti a possibili evoluzioni positive nel medio lungo periodo.