Presidente Ghisolfi, c ‘è un crescente interesse da parte delle nuove generazioni verso la gestione delle finanze personali. Come si può parlare ai giovani di educazione finanziaria e con quali canali?
Il canale principale rimane la scuola. Purtroppo, mentre in tanti Stati l’educazione finanziaria è materia obbligatoria , da noi questo non è ancora accaduto nonostante la buona volontà di alcuni parlamentari come il senatore Dario Damiani che ha presentato una proposta di legge in materia. Nel frattempo comunque ,tra le tante realtà, mi piace ricordare la Feduf ( Fondazione per l’educazione finanziaria ) emanazione dell’Abi , fortemente voluta dal presidente Antonio Patuelli . Questa fondazione, sotto la direzione di Giovanna Boggio Robutti, svolge un’intensa attività di formazione coinvolgendo in varie iniziative migliaia di giovani. Da anni l’Acri ( Associazione di Fondazioni e Casse di risparmio) organizza col Gruppo Europeo ( ESBG ) il concorso “conoscere la borsa” che riscuote un grande successo tra gli studenti .
L’ inflazione è un tema complesso e molte persone potrebbero non comprendere appieno come influisca sulla loro vita finanziaria quotidiana. Ad esempio, le non tutti sanno che un tasso elevato di inflazione può ridurre il potere d’acquisto del denaro e che un tasso basso di inflazione può influire positivamente sulla stabilità economica. Come possiamo dare in maniera semplice a queste persone strumenti e soluzioni che possano impattare positivamente sulla loro vita e su quella delle generazioni future?
Certamente l’inflazione è il tema di questi mesi . Erode il risparmio ed è, come diceva Luigi Einaudi ,una tassa sui poveri. Occorre informarsi e studiare . Esistono numerose pubblicazioni che ci aiutano a comprendere. Nella mia attività, coadiuvato dal giornalista Alessandro Zorgniotti, diffondo concetti semplici di educazione finanziaria con articoli e libri . Ricordo il “ Manuale di educazione finanziaria “, “ Lessico finanziario “, “Abbecedario “, “Il Bignamino” . Si tratta di volumi di semplice comprensione ,adatti a chi vuole avvicinarsi all’economia e alla finanza .Tutti questi libri sono editi da Nino Aragno ed hanno la prefazione di Antonio Patuelli , presidente di Abi . Un timbro di serietà ed autorevolezza .
I cicli economici e la storia ci insegnano che dalle crisi posso nascere grandi opportunità anche sui mercati finanziari. Oggi in che fase del ciclo economico siamo, si intravede una ripresa?
Si temeva una recessione, ma gli ultimi dati sembrano, per fortuna, escluderla. La Borsa, in questi ultimi mesi, ha riportato sostanziosi recuperi e lo spread non desta preoccupazione. Il significato preciso di questi termini cui ho fatto cenno (inflazione, recessione, borsa, mercati, spread) lo si trova nei libri di cui ho parlato. Ecco alcune definizioni:
Recessione
Quando il prodotto interno lordo di uno Stato continua a diminuire per quattro trimestri consecutivi, si ha la recessione. In pratica anziché andare avanti, stia- mo andando indietro. I consumi calano, la produzione diminuisce, aumentano disoccupazione e povertà.
Nel periodo di recessione si verificano situazioni complicate e problemi familiari. La chiusura di aziende e la perdita del posto di lavoro sono grandi problemi.
Il contrario della recessione è la ripresa.
Spread
È uno dei termini più utilizzati in questi anni. Significa differenziale o più semplicemente differenza.
Lo Stato italiano, pieno di debiti, è alla ricerca continua di prestiti e per questo emette titoli di tutti i tipi. Tra questi anche i Btp con scadenza a dieci anni. Per questi titoli lo Stato paga un interesse. Anche la Germania fa la stessa cosa. L’Italia, però, essendo ritenuta meno solida, paga un interesse più alto altrimenti i suoi Btp non si vendono. La differenza di interesse tra Italia e Germania è lo spread.
Supponiamo che oggi chi compra Btp italiani ottiene un interesse del 4 per cento mentre chi compra Bond tedeschi con la stessa durata decennale riceve un interesse del 2 per cento. La differenza o spread è del 2 per cento. In termini tecnici si dice duecento punti base, quindi lo spread è duecento. Più sale lo spread più il nostro debito ci costa. Se aumenta la fiducia sull’Italia e migliorano i conti, lo spread scende con conseguenti vantaggi.