La rappresentante Judy Chu, presidente del Congressional Asian Pacific American Caucus, ha criticato, giovedì, il rappresentante repubblicano, Lance Gooden, del Texas, per commenti che metterebbero in dubbio la sua lealtà verso gli Stati Uniti. Chu, democratica della California, ha rilasciato una dichiarazione in risposta alle osservazioni mosse da Gooden in un’intervista televisiva nella quale affermava che alla collega di origine cinese dovrebbe essere vietato l’accesso a briefing riservati. In precedenza, Chu aveva difeso Dominic Ng descritto, dall’ala conservatrice del partito repubblicano, come soggetto in stretti legami con un gruppo di facciata del Partito Comunista Cinese.
Per la rappresentante democratica – prima donna cinese americana eletta al Congresso – la messa in dubbio della sua lealtà nei confronti degli Stati Uniti è oltraggiosa e razzista, in quanto basata su informazioni false diffuse da un sito web di estrema destra.
Gooden, nell’intervista, era dubbioso sulla lealtà e la competenza della rappresentante democratica, accusandola di essere all’oscuro delle vicende internazionali. “Sono davvero deluso e scioccato – ha dichiarato – dal fatto che qualcuno come Judy Chu abbia un nulla osta di sicurezza e abbia diritto a briefing riservati dell’intelligence”.
Gooden, un parlamentare al terzo mandato, membro del Comitato giudiziario, si è unito il 15 febbraio ad altri cinque repubblicani della Camera nel chiedere all’FBI di indagare su Dominic Ng, amministratore delegato della East West Bank in California, che Biden ha nominato l’anno scorso presidente del Consiglio consultivo commerciale per la cooperazione economica Asia-Pacifico.
Chu e altri membri dell’Asia Pacific American Caucus – i rappresentanti democratici Grace Meng di New York, Ted Lieu della California e Mark Takano della California – hanno risposto che, come ogni candidato, Dominic Ng, che è cinese americano, è stato sottoposto a un ampio processo di controllo e ha prestato giuramento di sostenere e difendere la Costituzione e servire il pubblico americano. Nessun cinese americano – anzi nessun americano – dovrebbe affrontare sospetti di slealtà o tradimento basati sulla loro etnia, nazione di origine o quella dei loro familiari”.