domenica, 17 Novembre, 2024
Lavoro

Sulle imprese familiari splende il sole dell’ottimismo

14esima edizione dell'Osservatorio Aub (Aidaf, Unicredit, Bocconi)

Abbiamo sempre detto e scritto che alcune caratteristiche hanno sempre contraddistinto le imprese familiari: capitale “paziente” (la famiglia proprietaria è capace di subordinare i propri personali interessi di breve termine all’obiettivo dello sviluppo di lungo periodo); una governance professionale e disciplinata (i familiari sanno ben distinguere tra i ruoli di socio, amministratore e manager e aprono i consigli di amministrazione al contributo di amministratori non familiari); la leadership aziendale scelta secondo criteri meritocratici e che negli ultimi tempi riesce a superare bene la fase del fondatore; una Cultura del “valore condiviso” (‘imprenditore e la sua famiglia hanno saputo condividere i propri valori e anche i frutti del proprio lavoro con i dipendenti e la comunità). La famiglia cioè, difende a tutti i costi l’azienda in cui si identifica, sia perché rappresenta per essa un valore non soltanto finanziario, sia perché ne conosce meglio degli esterni le capacità di recupero.

Nell’impresa familiare conta molto anche il desiderio di preservare la reputazione e di assicurare il controllo alle generazioni successive e questo induce a una maggiore dedizione, una maggiore responsabilità e tiene bassa la conflittualità tra proprietà e lavoratori.

Sono stati proprio questi fattori di forza a consentire loro di superare la crisi Covid meglio delle altre imprese dimostrandosi più solide sul piano della redditività.

Ce lo conferma  la 14esima edizione dell’Osservatorio Aub (Aidaf, Unicredit, Bocconi) che con il supporto di Borsa Italiana, Fondazione Angelini e Camera di commercio di Milano, che monitora ogni anno le aziende familiari italiane con oltre 20 milioni di ricavi.

Queste aziende sono il 56% (11 mila 635) di tutte le imprese italiana omologhe ed hanno avuto un aumento dei ricavi del 20% rispetto al 2020 con un indice di crescita pari a 243 (fatto 100 il 2010), superiore a quello delle non familiari (indice 222); con una discesa anche dal livello di indebitamento. Le aziende familiari con una situazione finanziaria problematica sono poi diminuite nel biennio (il 24% nel 2021 contro il 30% del 2019).

La redditività netta è aumentata: nel 2021 ha superato quella del 2019 con un Roe (il ritorno sul capitale) salito dal 13% al 13,6% (contro l’11,7% nelle aziende non familiari). Nei due anni l’occupazione è cresciuta: +3,8% (+2,3% le aziende non familiari). Anche nel primo semestre del 2022 (per questo periodo l’Osservatorio ha esaminato solo le aziende familiari quotate), i ricavi sono soddisfacenti (+35%) rispetto allo stesso periodo del 2021, +8,2% l’occupazione (5,8%), +8,3% il Roe (+0,9%). E la capacità di ripagare il debito è superiore al livelli pre-Covid.

Alcuni punti di debolezza sono però i giovani e le donne. Infatti solo nel 24,6% delle aziende familiari c’è almeno un consigliere con meno di 40 anni. Anche le donne nel board sono solo il 37,6%, poco più di un’azienda su tre.

In ogni caso il quadro complessivo che esce dall’indagine è significativamente positivo, dimostrando che i tempi di superamento della crisi Covid sono stati più veloci del previsto e che  le aziende familiari italiane sono state più pronte di altre ad affrontare anche la crisi energetica e la carenza di materie prime, quindi di conseguenza l’inflazione e che le aziende familiari italiane sono state la forza trainante del made in italy.

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