mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Cultura

Nôtre Dame de Paris: il Balletto di Milano glorifica mito

Notre Dame de Paris è un classico che non smette mai di dire al cuore umano. I sentimenti in quest’opera si arrampicano uno sull’altro, in un incalzare tra perseguire il bene e sbrigliare il male che mette i personaggi davanti allo spasimo della scelta e della resistenza. Passione, candore, rifiuto, gelosia, ferocia, amore e perdita: come può lo spettatore non sentirsi aggrappato e stretto da qualche parte, nel profondo? La stagione dell’Accademia Filarmonica Romana ha portato in scena, al Teatro Olimpico la nuova produzione del Balletto di Milano Notre-Dame de Paris che, dopo il fortunato debutto a Milano e i recenti sold out, prosegue il suo tour italiano. La prima nota di merito va, quindi, all’Accademia Filarmonica Romana, che riesce sempre a porre il pubblico davanti ad un’arte di rara bellezza e qualità. Assistere alla rappresentazione di Notte Dame de Paris, in forma balletto è un altro modo di recepire in corpo, attraverso il corpo dei ballerini, per quel fenomeno di osmosi e contagio che la grande arte sa creare, questa straordinaria storia che consacrò la grandezza di Victor Hugo.

Firmato dal pluripremiato coreografo francese Stéphen Delattre, il balletto è ispirato al celebre romanzo di Victor Hugo che, nella Parigi del 1482, ha come protagonista Quasimodo, il campanaro gobbo della Cattedrale, perdutamente innamorato della zingara Esmeralda. Affascinato dalla bella gitana anche Frollo, arcidiacono della Cattedrale, personaggio che dà vita ad una serie di intrecci che mettono in luce dinamiche tipiche dei rapporti umani, dalla gelosia alla passione, le stesse che rendono ancora attuale il racconto scritto quasi due secoli fa. Ma, per ben comprendere la grandezza di quest’opera non si può prescindere dalla grandezza del suo autore, Victor Hugo, nato nel 1802, che già nel 1829, scrisse un’opera “Hernani”, che non solo decretò la nascita del romanticismo in Francia, superando i classicismi e le censure imposte dalla Comedie-Francaise (organismo che regolava, attraverso licenza, cosa rappresentare e cosa no), ma generò veri e propri scontri tra intellettuali, passati alla storia come la “battaglia di Hernani”. Victor Hugo ridiscute le famose unità aristoteliche (unità di luogo, tempo e azione) che costituivano un canone narrativo fisso e dà libero sfogo alle pulsioni di cui è preda l’animo umano.

Ma sarà “Notre Dame de Paris” a conferire eterna gloria a questo scrittore, nel 1831, quando aveva appena 29 anni. Parliamo di un’opera che è stata rappresentata moltissime volte e con diversi linguaggi, ma il balletto di Milano riesce a creare una narrazione strabiliante, inedita e al contempo fedele al cuore dell’opera. Stéphen Delattre che ama utilizzare elementi della danza classica e moderna per sviluppare un proprio personale linguaggio del corpo, rispetta fedelmente la storia di Esmeralda, offrendo inoltre numerosi spunti di riflessione su temi di grande attualità. Primo tra tutti di come l’aspetto esteriore e il modo in cui si appare sia oggetto di giudizio – e purtroppo pregiudizio – da parte della gente, ma anche dell’impossibilità di alcuni amori e, in alcuni casi, del potere della religione sulla società. La musica è stata selezionata e scelta da Davidson Jaconello che ha saputo accostare con competenza musicale brani di compositori come Maurice Ravel, Gioachino Rossini, Giuseppe Verdi, Ludwig Minkus e altri.

Di grande impatto sono anche le videoproiezioni scenografiche di René Zensen, nelle quali domina la celebre Cattedrale parigina e i costumi creati da Federico Veratti, già primo ballerino del Balletto di Milano, oggi costumista della Compagnia nonché stilista emergente del panorama nazionale. Messi alla prova in uno stile per loro tutto nuovo, i danzatori del Balletto di Milano tra le compagnie italiane più prestigiose, che accoglie giovani ballerini da tutto il mondo nonché una nutrita schiera di danzatori provenienti dall’Accademia Teatro alla Scala, sono tutti ugualmente valorizzati da una coreografia brillante, ricca di passi e di port de bras immensi, la cui forza espressiva è anche nella massima cura del più piccolo dettaglio interpretativo: dalla potenza di uno sguardo, a quella di un gesto o di un respiro.

Frollo è il personaggio principale. Austero e tormentato, è affidato ad Alberto Viggiano, danzatore proveniente dall’Accademia Teatro alla Scala da due anni con la Compagnia. Mattia Imperatore è Quasimodo, in un ruolo altrettanto impegnativo che richiede forte immedesimazione nel personaggio. Esmeralda vede impegnata la carismatica Gioia Pierini, Phoebus il principal del Balletto di Milano Alessandro Orlando, Fleur de Lys Giusy Villarà. Impegnati nei tanti ruoli di gargoyles, cittadini e soldati Paloma Bonnin, Annarita Maestri, Luca Novello e Carlotta De Mattei.

Ph_Aurelio Dessì

 

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