Fin dall’inizio dell’invasione su vasta scala della Federazione Russa in Ucraina, la divisione russa della catena di negozi francese Auchan avrebbe fornito merci per l’esercito di Mosca nei territori ucraini temporaneamente occupati.
Lo sostiene un’indagine congiunta di The Insider, Le Monde e Bellingcat, secondo cui le consegne ai militari sarebbero state classificate come “aiuti umanitari” e sarebbero consistite sia di merci provenienti dai magazzini Auchan sia di merci raccolte da volontari sul territorio dei negozi della catena di grande distribuzione in diverse regioni del Paese. In alcune regioni le consegne sarebbero state organizzate in diretta collaborazione con le autorità locali.
Oltre alla fornitura di merci, Auchan avrebbe aiutato l’attività degli uffici di registrazione e arruolamento militare per reclutare mobilitati tra i propri dipendenti.
Dopo che il presidente Volodymyr Zelensky aveva chiesto alle aziende francesi di lasciare il mercato russo a marzo, Auchan aveva affermato: “Ogni giorno nei nostri negozi prepariamo pane fresco per ucraini e russi, il che è vitale in questo momento”. Al momento di questa dichiarazione, secondo gli autori dell’indagine, Auchan avrebbe già fornito supporto non solo ai suoi dipendenti, ma anche all’esercito russo.
I materiali oggetto dell’inchiesta per quantità erano sufficienti per uno o due battaglioni. Il costo totale di questo lotto di “aiuti” di marzo è stato di 2 milioni di rubli.
Va notato che, secondo il diritto internazionale, solo l’assistenza alla popolazione civile è considerata assistenza umanitaria durante i conflitti internazionali. Il sostegno di una delle parti in conflitto può comportare sanzioni.
Auchan, secondo quanto svelato dall’inchiesta, avrebbe aiutato le autorità russe a combattere i renitenti alla leva. L’azienda avrebbe raccolto e trasferito i dati relativi ai propri dipendenti agli uffici di registrazione e arruolamento militare (inoltre, i dati sulle carte d’identità militari dei dipendenti sarebbero stati raccolti anche prima dell’inizio di un’invasione su vasta scala, nel gennaio 2022) e poi, dopo l’annuncio di mobilitazione, i dipendenti avrebbero ricevuto citazioni in giudizio direttamente sul posto di lavoro.
La direzione del gruppo smentisce seccamente queste gravissime accuse.