sabato, 16 Novembre, 2024
Esteri

Firmata carta con 12 richieste: liberazione dei prigionieri politici, abolizione pena di morte, parità diritti

Il popolo iraniano sta rischiando tutto per riavere la propria libertà e perché il mondo comprenda 44 anni di inferno e intervenga. Nell’attesa mostra un coraggio esemplare fuori e dentro l’Iran, dove il coraggio si paga con la vita: nel mondo gli oppositori di regime si sono riuniti per rinsaldare la cooperazione per la caduta del regime, mentre organizzazioni sindacali e civili indipendenti all’interno dell’Iran hanno compilato e pubblicato una “carta delle richieste minime”. Le istituzioni firmatarie hanno considerato la realizzazione di queste richieste come “i primi ordini e il risultato delle proteste fondamentali del popolo iraniano”. In parte della loro dichiarazione, hanno scritto che il recente movimento di protesta in Iran mirava “a porre fine per sempre alla formazione di qualsiasi potere dall’alto e ad avviare una rivoluzione sociale, moderna e umana per liberare le persone da ogni forma di oppressione, discriminazione, sfruttamento , tirannia e dittatura.

Le istituzioni civili indipendenti all’interno dell’Iran hanno scritto 12 richieste “minime” nel loro statuto, tra cui: “rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri politici, libertà incondizionata di opinione, espressione, pensiero, stampa, partito e organizzazione, cancellazione immediata dell’emissione e applicazione di qualsiasi tipo di pena di morte, dichiarazione immediata della piena uguaglianza dei diritti per donne e uomini, garanzia della sicurezza sul lavoro, sicurezza del lavoro, istituzione di organi di repressione e non ingerenza della religione nelle leggi. Porre fine alla distruzione ambientale, normalizzazione delle relazioni estere, divieto del lavoro minorile e fornitura di vita e istruzione.”

Alcuni dei firmatari di questa carta minima sono sindacati indipendenti e organizzazioni civili che negli ultimi anni hanno organizzato proteste sindacali su larga scala in Iran: Il Consiglio di coordinamento dei sindacati dei coltivatori iraniani, l’Unione libera dei lavoratori iraniani, l’Unione delle organizzazioni studentesche degli studenti uniti, il Centro per i difensori dei diritti umani, l’Unione dei lavoratori della Heft Tepe Sugar Cane Company, il Consiglio organizzatore delle proteste del contratto petrolifero Lavoratori, Casa dei coltivatori dell’Iran (Khafa), Bidarzani, Iran’s Women’s Call, La voce indipendente dei lavoratori del gruppo siderurgico nazionale Ahvaz, Centro per i difensori dei diritti dei lavoratori, Sindacato dei lavoratori elettrici e metallurgici di Kermanshah, Comitato di coordinamento per aiutare a creare organizzazioni sindacali, Pensionati Union, Iran Retired Council, Progressive Students Organization, Free Thought Students Council of Iran, Painters Syndicate of Alborz Province, il comitato di follow-up per la creazione di organizzazioni sindacali iraniane e il Council of Pensioners of the Social Security Organization (BASTA).
Khamenei e i suoi sgherri, seduti sulle poltrone di potere, tentano una manipolazione dell’informazione, alternando dettagli e omissioni, così da cercare di tratteggiare un’immagine “benevola e paterna” dell’Ayatollah verso le centinaia di migliaia di iraniani detenuti in carcere (240.000?), promettendo che migliaia di detenuti saranno liberati. Ma non è dato sapere né il numero reale dei carcerati, né quello dei liberati, quel che si sa sono le condizioni richieste: pentimento, impegno a imbavagliarsi e non protestare più (sennò?), non essersi macchiati di inimicizia contro Dio e corruzione. In una parola: esci dal carcere se fai ciò che dico io e non manifesti la volontà di essere un cittadino libero.
Questo è lo stile della pax mafiosa, il pizzo da pagare per non marcire (se va bene) in carcere è la libertà di parola e la rinuncia a lottare per un paese democratico. Riassumendo: questo “piccolo perdono” è un modo per fiaccare l’esercito pacifico della rivoluzione e fare sì che l’attenzione internazionale crolli, lasciando ancora più soli e disperati gli iraniani. Andiamo ad esaminare il comportamento recente di questi spudorati strateghi e apparirà evidente l’inganno.

Mentre si pubblica la notizia dell’amnistia e del rilascio di alcuni prigionieri politici, la Corte d’Appello di Teheran ha confermato la condanna a 9 anni di carcere per Saeed Mandani, professore e sociologo.

La sua colpa? Saeed Madani ha recentemente pubblicato un’analisi dell’attuale situazione carceraria in Iran. Nell’articolo intitolato “Cent’anni e cento giorni”, ha analizzato i contesti, le cause ei fattori delle recenti proteste del popolo iraniano. Ha scritto che le proteste iniziate dopo l’uccisione di Mehsa Amini e in suo nome “hanno rafforzato la solidarietà nazionale in Iran e chiarito la prospettiva di cambiamento di questo paese.” Intanto il 14 febbraio il Presidente iraniano Ebrahim Raisi si è recato in visita per tre giorni in Cina, allo scopo di rafforzare i legami commerciali ed economici tra questa e l’Iran, il popolo continua la sua protesta. Si tratta del primo appuntamento in agenda, l’incontro con il presidente cinese Xi Jinping a Pechino che lo ha accolto con tutti gli onori, tenendo conto che è la prima visita di Stato di un presidente iraniano in Cina in oltre 20 anni. Raisi è arrivato in Cina con un’ampia delegazione che comprende tra gli altri il capo della banca centrale e i ministri del petrolio e delle miniere, e dovrebbe firmare con Xi una serie di “documenti di cooperazione”, ha dichiarato Teheran.

L’Iran e la Cina hanno forti legami economici, soprattutto nei settori dell’energia, dell’agricoltura, del commercio e degli investimenti, e nel 2021 hanno firmato un “patto di cooperazione strategica” di 25 anni. Raisi, in visita all’università e alla moschea di Pechino ha ben mostrato la ferma volontà di tagliare le corde vocali agli oppositori di regime: “gli occidentali insultano le santità di quasi 2 miliardi di musulmani in nome della libertà di parola, che è un insulto a tutta l’umanità e un atto contro la libertà di parola, ma io sono sicuro che queste cospirazioni e sedizioni non andranno da nessuna parte, e la situazione mondiale si muoverà verso la purezza e la bontà con la speranza di riformare gli affari, e i dittatori, gli americani e il sistema di dominio non avranno un posto nel futuro” dice parlando multilateralita’ e necessità di pace, mentre massacra e impicca a casa propria. Quello che sembra un perdono per i prigionieri non è che uno specchio per le allodole dei media mondiali, mentre i carceri iraniani scoppiano e sono ai primi posti planetari per sovraffollamento, inoltre chi si oppone al regime in carcere ci resta eccome: Kokhaizadeh, un giovane detenuto di 18 anni di Ilam, ha iniziato uno sciopero della fame cucendosi le labbra per protestare contro la mancata elaborazione del suo caso nella prigione centrale di Ilam. Le forze repressive hanno arrestato Kokhaizadeh nella casa della sua famiglia il 7 novembre.

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