Le istituzioni civili indipendenti all’interno dell’Iran hanno scritto 12 richieste “minime” nel loro statuto, tra cui: “rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri politici, libertà incondizionata di opinione, espressione, pensiero, stampa, partito e organizzazione, cancellazione immediata dell’emissione e applicazione di qualsiasi tipo di pena di morte, dichiarazione immediata della piena uguaglianza dei diritti per donne e uomini, garanzia della sicurezza sul lavoro, sicurezza del lavoro, istituzione di organi di repressione e non ingerenza della religione nelle leggi. Porre fine alla distruzione ambientale, normalizzazione delle relazioni estere, divieto del lavoro minorile e fornitura di vita e istruzione.”
Mentre si pubblica la notizia dell’amnistia e del rilascio di alcuni prigionieri politici, la Corte d’Appello di Teheran ha confermato la condanna a 9 anni di carcere per Saeed Mandani, professore e sociologo.
La sua colpa? Saeed Madani ha recentemente pubblicato un’analisi dell’attuale situazione carceraria in Iran. Nell’articolo intitolato “Cent’anni e cento giorni”, ha analizzato i contesti, le cause ei fattori delle recenti proteste del popolo iraniano. Ha scritto che le proteste iniziate dopo l’uccisione di Mehsa Amini e in suo nome “hanno rafforzato la solidarietà nazionale in Iran e chiarito la prospettiva di cambiamento di questo paese.” Intanto il 14 febbraio il Presidente iraniano Ebrahim Raisi si è recato in visita per tre giorni in Cina, allo scopo di rafforzare i legami commerciali ed economici tra questa e l’Iran, il popolo continua la sua protesta. Si tratta del primo appuntamento in agenda, l’incontro con il presidente cinese Xi Jinping a Pechino che lo ha accolto con tutti gli onori, tenendo conto che è la prima visita di Stato di un presidente iraniano in Cina in oltre 20 anni. Raisi è arrivato in Cina con un’ampia delegazione che comprende tra gli altri il capo della banca centrale e i ministri del petrolio e delle miniere, e dovrebbe firmare con Xi una serie di “documenti di cooperazione”, ha dichiarato Teheran.
L’Iran e la Cina hanno forti legami economici, soprattutto nei settori dell’energia, dell’agricoltura, del commercio e degli investimenti, e nel 2021 hanno firmato un “patto di cooperazione strategica” di 25 anni. Raisi, in visita all’università e alla moschea di Pechino ha ben mostrato la ferma volontà di tagliare le corde vocali agli oppositori di regime: “gli occidentali insultano le santità di quasi 2 miliardi di musulmani in nome della libertà di parola, che è un insulto a tutta l’umanità e un atto contro la libertà di parola, ma io sono sicuro che queste cospirazioni e sedizioni non andranno da nessuna parte, e la situazione mondiale si muoverà verso la purezza e la bontà con la speranza di riformare gli affari, e i dittatori, gli americani e il sistema di dominio non avranno un posto nel futuro” dice parlando multilateralita’ e necessità di pace, mentre massacra e impicca a casa propria. Quello che sembra un perdono per i prigionieri non è che uno specchio per le allodole dei media mondiali, mentre i carceri iraniani scoppiano e sono ai primi posti planetari per sovraffollamento, inoltre chi si oppone al regime in carcere ci resta eccome: Kokhaizadeh, un giovane detenuto di 18 anni di Ilam, ha iniziato uno sciopero della fame cucendosi le labbra per protestare contro la mancata elaborazione del suo caso nella prigione centrale di Ilam. Le forze repressive hanno arrestato Kokhaizadeh nella casa della sua famiglia il 7 novembre.