domenica, 22 Dicembre, 2024
Politica

Pensioni. Oggi incontro Governo-sindacati

Dopo la battuta d’arresto per “impegni istituzionali sopraggiunti”, la ministra del Lavoro, Marina Calderone, terrà oggi il confronto sindacale per la riforma della previdenza. La battuta d’arresto di mercoledì scorso – inattesa e in prossimità dell’appuntamento – era stata interpretata come una difficoltà del Governo nel cercare soluzioni convincenti per definire una riforma che si trascina dal 2021, senza che si sia arrivati a definire un accordo tra le Parti sociali, Ministero e Inps. Lo schema della trattativa si è ormai consolidato tra le richieste che aumentano e le risorse finanziarie che non bastano per coprire una spesa che vede, come evidenzia l’Inps uno squilibrio tra lavoratori e pensionati. Tra risorse disponili e spesa. Le persone attive cioè al lavoro e che versano contributi sono 22 milioni 839 mila, mentre si contano 16 milioni di pensionati, di cui 8,3 milioni femmine e 7,7 maschi, per un totale complessivo di circa 22 milioni di assegni pensionistici. Per un importo annuo pari a 300 miliardi di euro (168 per gli uomini e 132 per le donne).

Giovani e donne le priorità

I problemi sul tappeto sono diversi quindi diversi e destinati a entrare in contrasto.
I sindacati chiedono, inoltre, più flessibilità in uscita, un piano straordinario per giovani, il ripristino delle precedenti condizioni per Opzione Donna, più l’aumento dell’assegno pensionistico. Questioni sulle quali partendo da “giovani e donne”, la ministra Calderone sottolineò che il Governo all’incontro con le parti sociali non si sarebbe fatto “trovare impreparato”, auspicando un primo confronto di merito positivo a cui con cadenza settimanale sarebbero proseguiti altri appuntamenti tematici.

Revisione di Opzione donna

Stando al ruolino dato dal Ministro oggi si ripartirà da Opzione donna e giovani. Fino a ieri tuttavia non sono emerse novità per la misura di flessibilità dedicata alle donne, che secondo le ultime stime riguarderà una platea ristretta di 2.500 lavoratrici, a causa della stretta apportata dalla legge di Bilancio 2023. La revisione di Opzione donna, stando al testo di Cgil, Cisl e Uil punta al ritorno alla versione precedente, cioè permettere alle lavoratrici di andare in pensione a 58-59 anni, a seconda che si tratti di lavoratrici dipendenti o autonome e senza vincoli di figli.
I sindacati sollecitano di valorizzare i periodi di lavoro di cura della famiglia e dei figli nella contribuzione previdenziale, prevedendo uno sconto di un anno di anticipo pensionistico. Stesso discorso per i giovani per i quali i sindacati chiedono misure ad hoc per le carriere discontinue. Il problema è che al momento il Ministero non ha dato interiori indicazioni, ragione per cui si ritiene che il rinvio dell’incontro sia motivato dall’avere più tempo per la messa a punto delle proposte.

Nel 2023 c’è Quota 103

Il sistema previdenziale secondo la versione dei leader sindacali risente ancora della legge Fornero (in pensione a 67 anni) mentre tra governo Draghi e Governo Meloni non ci sono ancora regole chiare che ne fissino il superamento. Si è andati avanti con le uscite programmare dal lavoro secondo lo schema delle Quote da 102 a 103, quest’ultima in vigore dal primo gennaio 2023 riguarda i lavoratori che matureranno 62 anni di età e 41 anni di contributi.

Quota 41, i costi per l’Inps

Il piano del governo prevede di ridurre l’età pensionabile per tutti con Quota 41 e definire la riforma entro la fine dell’anno. Obiettivo condiviso anche dai sindacati ma bisognerà trovare la sostenibilità economica. Per l’Inps il passaggio è economicamente oneroso. Con una eccezione, l’uscita con quota 41 implicherebbe anche tagli degli assegni per i lavoratori, stimati intorno al 9% per le donne e fino al 12% per gli uomini.

Cgil, Cisl e Uil: via a 63 anni

I sindacati lunedì 13 torneranno ad insistere sulla loro idea di riforma delle pensioni.
Secondo Domenico Proietti, segretario confederale Uil, con un lavoro ben fatto, si può abbassare l’età pensionabile per tutti in Italia, riducendola magari a 63 anni rispetto agli attuali 67 anni, così come in Francia si sta discutendo di stabilire l’età per andare in pensione a 64 anni.

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