lunedì, 18 Novembre, 2024
Sanità

Intersindacale Sanitaria: “pensionamento dei medici a 72 anni, la Lega insiste ancora su una norma inaccettabile in favore dei potentati”

Ancora critiche dell’Anaao Assomed contro l’idea di far restare al lavoro fino a 72 anni alcune tipologie di medici. “La norma sul pensionamento dei medici e dirigenti sanitari a 72 anni uscita dalla porta è rientrata dalla finestra, ma ci impegneremo con ogni mezzo possibile per evitare alla categoria questo ulteriore
schiaffo”. Scrivono una ventina di sigle sindacali riunite sotto l’Intersindacale della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria.

Un favore ai potentati

Per sindacati e Associazioni di categoria con questa riproposizione di spostare ancora in avanti l’età pensionabile si vuole dare: “segnali precisi a lobbies e potentati, contenuti nel nuovo emendamento della Lega segnalato al Senato che mira a rendere possibile fino al 31 dicembre 2026”, sottolinea l’Intersindacale della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria, “il mantenimento in servizio fino a 72 anni dei dirigenti medici, del personale medico convenzionato, delle professioni sanitarie e dei docenti universitari di medicina e chirurgia”.

Nuovo stato di agitazione

Per le sigle sindacali partiti e Governo invece di dedicarsi a trovare soluzioni e risorse per il Sistema sanitario nazionale, si dedicano a rinviare ogni programmazione. “L’ossessione di riproporre una norma inaccettabile”, denuncia l’Intersindacale, “la dice lunga anche sull’incapacità a trovare soluzioni strutturali alle criticità del nostro Sistema sanitario, che vive ormai nella totale assenza di programmazione”.
“Non ci accontenteremo certo del prolungamento al 2026 delle assunzioni con il Decreto Calabria, elemento positivo dell’emendamento, ma che rappresenta un contentino rispetto alla volontà ormai evidente di voler proteggere e foraggiare lobbies e classi di potere”. “In questo modo”, sottolinea l’Intersindacale dei medici, “si aprirà una frattura difficilmente sanabile tra parti sociali e Governo che porterà a uno stato di agitazione”, conclude la nota, “della categoria in mancanza di risposte esaustive alle criticità strutturali della sanità pubblica”.

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