La cosiddetta “verifica” di governo arriverà dopo “la madre di tutte le battaglie”, vale a dire all’indomani delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna. Se Salvini dovesse riuscire ad imporsi nella roccaforte rossa l’esecutivo non avrebbe altra strada che uscire di scena; in caso contrario il governo resterebbe a galla.
In attesa di conoscere quale sarà il suo destino, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sta, comunque, lavorando alla definizione degli obiettivi da raggiungere nel corso dell’anno solare appena iniziato, sempre che la coalizione regga dopo l’apertura delle urne.
Il professore avrebbe già individuato alcune priorità: dal “super-bonus” per i pagamenti elettronici al taglio dell’Irpef, passando per l’adozione di nuove misure finalizzate al contrasto all’evasione fiscale.
Non sarà un cammino facile, dal momento che le formazioni che sostengono la maggioranza ambiscono a portare avanti alcuni provvedimenti – bandiera come la revoca delle concessioni autostradali ai Benetton, cui ambisce Luigi Di Maio, o l’abolizione del reddito di cittadinanza voluta da Matteo Renzi; per non parlare del superamento dei decreti sicurezza “partoriti” durante l’esperienza del governo giallo – verde, richiesta, invece, da Leu. Il Pd, nel frattempo, ha chiamato a raccolta i suoi ministri che si riuniranno in un’abbazia vicino a Rieti (il 13 e il 14 gennaio), per mettere a punto una serie proposte operative su investimenti green, scuola, digitale, lotta alla burocrazia, per riaccendere l’economia e creare fiducia.
Insomma, il premier dovrà fare ricorso alle sue capacità diplomatiche per reggere le fila della squadra e portare avanti il suo secondo governo.
Sarà, comunque, un percorso accidentato, perché l’unico collante tra le forze di maggioranza è rappresentato, almeno per ora, dall’ambizione di tenere a debita distanza da Palazzo Chigi il leader della Lega e gli alleati del centrodestra.
Adesso che sul fronte internazionale nuove nubi si addensano pericolosamente all’orizzonte, il nostro Paese ha più che mai bisogno di una guida forte ed autorevole. È, perciò, necessario superare le reciproche diffidenze e individuare una base ideale comune; in altre parole serve uno spirito di coalizione capace di andare oltre i tira e molla strategici ed i riposizionamenti.
Il presidente Conte si presenta come l’uomo giusto per gestire questa fase molto delicata della vita politica italiana, come emerge anche dalle dichiarazioni da lui rilasciate in occasione della conferenza stampa di fine anno.
Non ci resta, dunque, che attendere la tornata elettorale del 26 gennaio per avere un quadro preciso della situazione.
Ci viene in mente un aneddoto risalente alla cosiddetta “Prima Repubblica”.
Un cronista chiese all’allora presidente del Consiglio in carica, Giulio Andreotti un commento sul fatto che il governo da lui capeggiato tirasse a campare.
L’esponente della Dc rispose con una battuta lapidaria, passata alla storia: “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”.
Visti i tempi, auguriamoci che a tirare le cuoia non sia il nostro caro Belpaese…