domenica, 6 Ottobre, 2024
Manica Larga

Brexit tre anni dopo, dal take back control conservatore al wait and see laburista

È un gioco di immagini, di voci, di mani mentre passeggio per strada. La mia attenzione viene attratta da uno schermo televisivo in quello che sembra essere un ufficio. Mandano un servizio su un nuovo tipo di tutina per neonati. È ricoperta di bottoni. Intuisco serva a gestire le diverse fasi della crescita del nascituro senza bisogno di doverne comprare altre. Seguono consigli su come risparmiare per i lavaggi. Osservo quasi incredulo, in un paese un tempo famoso per il consumismo sfrenato, mentre BoJo urla “Take back control” nelle mie cuffiette. La folla in visibilio lo acclama, mentre un’insegnante mi allunga un volantino, oggi che dopo dieci anni il popolo britannico è sceso di nuovo compatto in piazza. Mezzo milione di persone. Mi sfilo un auricolare. “Unisciti a noi”, mi fa, “altrimenti vivrai presto di sussidi”.

Three years and counting…

Sono passati tre anni da quando Brexit è diventata realtá. Eppure. Uno dei principali esponenti dei Tories ammette di essere stato ingenuo. Confida in un’intervista: “Credevo potesse essere piú facile, ma serviva pianificazione”. Che in effetti è mancata. Ma d’altronde lo sapevano tutti che il punto di forza di Boris è l’improvvisazione. Se ne è discusso in lungo e in largo. Eppure.

Uno dei principali finanziatori del partito conservatore invece sottolinea come il problema della Brexit sia stato uno solo: per funzionare avrebbe richiesto la totale deregolamentazione del mercato. Il che suona come la placida ammissione di una totale disconnessione dal mondo reale. Ti immagini toccare il sistema sanitario nazionale, per esempio, che in Inghilterra è piú che un’istituzione? Per non parlare dell’istruzione primaria.

Certo, non tutto è imputabile alla Brexit. È chiaro che una pandemia e una guerra abbiano gravato su una situazione che giá non era stata gestita in modo brillante. Come è altrettanto chiaro che l’economia britannica ancora nell’Unione avrebbe avuto ben altra sorte che ricevere la maglia nera dal FMI in settimana. “Sono solo previsioni”, spera un podcaster, sottintendendo che alla fine possono essere smentite. Ce lo auguriamo di cuore.

Come è cominciata?

Cammino e ripenso a come era (ufficialmente) cominciata, con uno di quegli spot elettorali: “Il sistema sanitario beneficerá di una migliore allocazione delle risorse oggi destinate all’UE. Il controllo dell’immigrazione ridurrá le liste d’attesa per te e i tuoi cari. I fondi destinati a Bruxelles saranno investiti per migliorare l’educazione dei tuoi figli. Il tuo salario crescerá grazie al controllo dell’immigrazione che porterá a una minore competizione sul mercato del lavoro. Fare la spesa costerá meno a causa del minore impatto delle politice europee in materia alimentare. La tua famiglia beneficerá di un’economia in crescita grazie all’eliminazione di tutti i vincoli burocratici imposti dall’UE sulle piccole e medie imprese. I giovani potranno comprare casa piú facilmente. Le industrie piú esposte come agricoltura e pesca potranno contare sul supporto dei nostri politici che avranno finalmente mani libere. Ci aspetta un futuro meraviglioso fuori dall’UE. Vota Leave per un futuro luminoso per te e per la tua famiglia”.

Insomma un buon affare, ma in fin dei conti troppo bello per essere vero. E, infatti, la percentuale dei delusi continua a crescere, si potrebbe pensare. Tuttavia, suggeriscono in molti, bisogna guardare dentro il tasso di ricambio generazionale. Molti di coloro che votarono Leave erano di fatto anziani.  

Come andrá a finire?

Il punto è che, alla luce dei dibattiti interni, Brexit non è stata una vertigine come potrebbe sembrare all’osservatore esterno quanto piuttosto, per la gente comune, una proxy, una sorta di agente per provare a mettere fine a serie di profondi disagi economici e sociali.

Per questo ha avuto successo, dicono. Sará anche per questo che adesso nessuno prende davvero in considerazione l’ipotesi di rientrare: da destra a sinistra l’orientamento comune è cerchiamo di sfruttare al meglio questa situazione.

I ben informati sussurrano che il convitato di pietra si chiami immigrazione.  Le classi popolari soffrono oggi come allora e l’ultima cosa che vogliono è una guerra al ribasso sui salari. I media hanno soffiato molto su questa paura. Il che aiuterebbe a comprendere le reticenze dei Labour ad aprire il discorso, nonostante venti punti percentuali di vantaggio nei sondaggi sulle opinioni di voto. O forse proprio per questo. “Wait and see”, questa volta la formula. 

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Le lenti del telescopio spaziale Euclid si appannano. I tecnici a caccia di soluzioni

Ettore Di Bartolomeo

Sanità. Pelissero (Aiop): il problema è l’invecchiamento della popolazione

Ettore Di Bartolomeo

Consigli non richiesti al primo Governo Meloni

Federico Tedeschini

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.