domenica, 23 Febbraio, 2025
Economia

Economia in frenata, il 2020 delle incertezze. E sui mercati globali grava il rischio shock

Il 2020 dell’economia italiana? Tutta in frenata e con poche possibilità di fare balzi in avanti. Sui prossimi 12 mesi regna il pessimismo, lo prevedono economisti, centri di ricerca, la stampa specializzata, gli approfondimenti dei settimanali che parlano di “calma piatta, di crescita quasi zero”. Con il rischio di uno “shock sui mercati globali”, tutt’altro che remoto, con uno Sboom che darebbe il via ad una nuova recessione. In questa situazione per l’Italia si profilerebbe una situazione di pesante incertezza.

Infatti anche l’economia mondiale con i venti di guerra che soffiano sul Medio Oriente, da segni di preoccupante instabilità, c’è poi una Germania in frenata, la contrazione produttiva dei consumi in Russia, e la sfida altalenante sui dazi tra USA e Cina. Uno scenario negativo che Confindustria aveva già evidenziato e anticipato nella estate e nelle ultime battute del 2019. Una analisi dell’associazione degli industriali che passa in rassegna tutti i settori produttivi che hanno ,con sfumature diverse, tutte il segno meno, con qualche eccezione che da sole però non riescono a modificare una situazione di generale precarietà.

“L’economia italiana è ferma”, sottolinea Confindustria che elenca, “l’industria è in affanno, i servizi solo in lieve recupero; gli investimenti sono attesi in calo, migliora di poco lo scenario per i consumi. I tassi sovrani sono scesi ai minimi storici, ma lo spread resta ampio. Rischia di fermarsi l’export, per la flessione degli scambi mondiali e la Germania in panne. I mercati finanziari segnalano frenata a livello internazionale: peggiora il rischio hard-Brexit, c’è meno crescita USA e gli emergenti sono senza slancio”.

Facendo un passo indietro, per capire da dove arriva questa stasi economica, Confindustria riepiloga alcuni recenti passaggi negativi registrati lo scorso anno. “L’economia appare ancora debole. Accanto alla conferma di alcuni segnali di miglioramento, infatti, perdura una lunga serie di dati negativi, che riflettono anche uno scenario globale non brillante e con rischi al ribasso”.

Ci sono i servizi in lieve recupero. “I dati qualitativi segnalano un moderato incremento degli occupati nei servizi”, calcola Confindustria, “ma non nell’industria”, che è il motore trainante dell’Italia. Gli Investimenti attesi inoltre sono in calo. “Gli indicatori annunciano una flessione degli investimenti. Gli ordini interni dei produttori di beni strumentali sono scesi a livelli molto bassi a luglio-agosto. La fiducia delle imprese manifatturiere è calata ancora in agosto, ai valori del 2015”.

I Tassi sovrani ai minimi storici, con una discesa segnalata dagli industriali già a fine estate.
“Una tendenza comune agli altri paesi dell’Eurozona: il trend calante dei rendimenti, innescato dalla BCE
è partito da giugno”. Sul credito invece pesa lo spread i cui livelli pesano sulla competitività delle aziende italiane, “anche se il calo del BTP potrebbe contribuire ad arginare la stretta sul credito in Italia, originata nel 2018 proprio dai tassi alti”. Sull’esportazione ci sono luci e ombre, con una certa vivacità sui mercati extra Ue che ha determinato alcuni risultati positivi per export in USA e Giappone, sui risultati positivi, tuttavia, “Possono aver agito l’euro debole e i dazi USA sui beni cinesi”, mentre si è verificato un vegetale calo nell’export sui mercati UE, specie verso la Germania. “E le prospettive”, osserva Confindustria, “a breve sono negative: gli ordini manifatturieri esteri sono calati in misura marcata nei mesi estivi”.

Lo scenario per l’export italiano è penalizzato dal calo del commercio globale. L’incertezza geoeconomica resta alta. I mercati in generale segnalano un periodo di grande cautela. A complicare le cose poi nei mesi scorsi la conferma della frenata USA e “restano segnali preoccupanti per le prospettive, come la curva dei tassi invertita”. Anche i Paesi emergenti sono “senza slancio”. “La manifattura cinese è in lieve recupero nel 3° trimestre; migliora la fiducia degli imprenditori, grazie alle agevolazioni fiscali del governo. Quasi ferma anche l’industria brasiliana, dove si è verificata la prima lieve contrazione nell’attività dal giugno 2018. In Russia si contrae sia la produzione che i nuovi ordini. La manifattura in India è l’unica che resta nettamente in fase espansiva”.

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