Secondo un rapporto del Centro studi di Unimpresa, è svanito l’effetto delle garanzie di Stato che aveva favorito un poderoso aumento dei prestiti bancari alle imprese nel corso del 2020. A fine 2022, però, lo stock dei crediti delle banche si è attestato a quota 744,1 miliardi, in discesa di 68,8 miliardi (-8,5%) rispetto al 2017 e sostanzialmente allo stesso livello registrato a fine 2021 (743 miliardi), periodo della pandemia sostenuto dal paracadute pubblico sul credito.
“Le banche hanno smesso di fare le banche e i dati lo dimostrano chiaramente: finché c’è stato lo scudo statale, il credito è aumentato, ma quando la norma sulle garanzie di Stato ha smesso di essere in vigore, gli istituti hanno preferito evitare rischi”, commenta il vicepresidente di Unimpresa Giuseppe Spadafora. Con lo stop agli aiuti statali, secondo Unimpresa il credito bancario alle attività imprenditoriali si è sostanzialmente fermato. In direzione opposta, invece, i finanziamenti alle famiglie, spinti dai mutui per l’acquisto di abitazioni e anche dall’aumento del credito al consumo: nei cinque anni in esame, si è registrata una crescita di oltre 61 miliardi (+11), da 534 miliardi a 595 miliardi. Sempre secondo i dati di Unimpresa, tra il 2017 e il 2022, nonostante la pandemia e la guerra in Ucraina, è proseguita la profonda pulizia dei bilanci da parte delle banche: il totale delle sofferenze è sceso infatti da 164 miliardi a 32 miliardi, in calo di ben 131 miliardi (-80%).