Sono 84 i suicidi in carcere registrati nel 2022. Il dato rappresenta un vero record negativo che non veniva raggiunto dal 1990, anno in cui è iniziata la raccolta dei dati su questo aspetto della vita carceraria. “È una percentuale intollerabile e stiamo cercando di studiare la ragione di questi suicidi. Nel 2021 erano state 57 le persone che si erano tolte la vita, 61 nel 2020, mentre prima dello scorso anno, con 72 casi era stato il 2009 l’anno nero, quando la popolazione carceraria aveva superato 61mila detenuti nel Paese”, ha dichiarato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Quell’anno l’Italia fu condannata dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo per trattamento degradante nei penitenziari. Ora la popolazione è scesa a poco più di 56 mila unità, ma secondo l’associazione Antigone “ci sono circa 9mila persone in più rispetto alla capienza regolamentare”.
Il sovraffollamento resta una delle principali cause del disagio materiale e psichico in cui versano i carcerati, ma non l’unica che riesca a spiegare l’impennata dei suicidi nell’ultimo anno che un bilancio complessivo di 1.775 carcerati che si sono suicidati in trentadue anni. Senza contare che i casi potrebbero essere anche più di quelli ufficiali, come osserva Luigi Manconi, presidente dell’associazione A buon diritto: “Se un detenuto cerca di uccidersi nella propria cella ma muore in ospedale, o in ambulanza, il suo non sempre rientra negli atti suicidali carcerari”. Secondo i dati acquisiti e analizzati dall’associazione Ristretti orizzonti, che segnalano già un caso dall’inizio del 2023, gli 84 suicidi del 2022 corrispondono a una media di uno ogni quattro giorni e mezzo, e a 15,2 suicidi ogni 10mila detenuti: per avere un parametro sulle proporzioni, al di fuori delle carceri la media è stata di 0,71 suicidi ogni 10mila abitanti nel 2019, ultimo anno per cui è disponibile questa statistica.
Sono 84 i suicidi in carcere registrati nel 2022. Il dato rappresenta un vero record negativo che non veniva raggiunto dal 1990, anno in cui è iniziata la raccolta dei dati su questo aspetto della vita carceraria. “E’ una percentuale intollerabile e stiamo cercando di studiare la ragione di questi suicidi. Nel 2021 erano state 57 le persone che si erano tolte la vita, 61 nel 2020, mentre prima dello scorso anno, con 72 casi era stato il 2009 l’anno nero, quando la popolazione carceraria aveva superato 61mila detenuti nel Paese”, ha dichiarato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Quell’anno l’Italia fu condannata dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo per trattamento degradante nei penitenziari. Ora la popolazione è scesa a poco più di 56 mila unità, ma secondo l’associazione Antigone “ci sono circa 9mila persone in più rispetto alla capienza regolamentare”. Il sovraffollamento resta una delle principali cause del disagio materiale e psichico in cui versano i carcerati, ma non l’unica che riesca a spiegare l’impennata dei suicidi nell’ultimo anno che un bilancio complessivo di 1.775 carcerati che si sono suicidati in trentadue anni.
Senza contare che i casi potrebbero essere anche più di quelli ufficiali, come osserva Luigi Manconi, presidente dell’associazione A buon diritto: “Se un detenuto cerca di uccidersi nella propria cella ma muore in ospedale, o in ambulanza, il suo non sempre rientra negli atti suicidali carcerari”. Secondo i dati acquisiti e analizzati dall’associazione Ristretti orizzonti, che segnalano già un caso dall’inizio del 2023, gli 84 suicidi del 2022 corrispondono a una media di uno ogni quattro giorni e mezzo, e a 15,2 suicidi ogni 10mila detenuti: per avere un parametro sulle proporzioni, al di fuori delle carceri la media è stata di 0,71 suicidi ogni 10mila abitanti nel 2019, ultimo anno per cui è disponibile questa statistica.