Inflazione, tassi d’interesse e politica monetaria condizionano l’andamento dei mercati finanziari e sono correlati anche alle decisioni di politica monetaria delle banche centrali.
Le banche centrali adottano, in base allo scenario di breve e medio termine, essenzialmente due strategie. La moneta, proprio come qualsiasi altro asset, non ha un valore determinato e inamovibile ed il suo valore fluttua ogni giorno, seguendo domanda e offerta. In questa dinamica le banche centrali, però, possono incidere profondamente attraverso le loro decisioni, il cui insieme rappresenta in sintesi la politica monetaria, cioè le scelte che un istituto adotta per influenzare il costo del denaro e la sua disponibilità. Come sappiamo, la politica monetaria delle Banche centrali può essere “espansiva” o “restrittiva”.
La prima, espansiva, interviene quando l’economia è in difficoltà e ci ha accompagnato nell’ultima decade, fino al conflitto russo-ucraino. In tempi di crisi o recessione, di solito accompagnati da tassi di inflazioni bassi. Le banche centrali intervengono quindi riducendo i tassi di riferimento e – com’è successo negli ultimi anni – con piani di prestiti agevolati e operazioni in mercato aperto, cioè con l’acquisto di titoli per dare linfa all’economia e mettere gli Stati al riparo da un aumento eccessivo dei tassi sui titoli di Stato.
La politica monetaria restrittiva, che è quella attualmente in vigore, punta invece a “raffreddare” l’economia e si attua in primo luogo attraverso un aumento dei tassi d’interesse, una riduzione della quantità di moneta in circolazione e con la riduzione dell’acquisto diretto di titoli. La politica monetaria restrittiva interviene quando si manifesta un’inflazione eccessiva e prolungata. Un incremento dei prezzi troppo pronunciato, infatti, comprime il potere d’acquisto delle famiglie e pesa sulle imprese. Anche in questo caso, gli interventi devono essere modulati in modo da non provocare l’effetto contrario all’obiettivo. Una stretta monetaria eccessiva, oltre a frenare l’inflazione, potrebbe penalizzare la crescita economica, innescando una spirale negativa.
Gli aggregati monetari
Secondo la definizione della Treccani, “Aggregati monetari che misurano la quantità di moneta presente in un sistema economico in un dato momento, all’interno del bilancio consolidato delle istituzioni finanziarie monetarie residenti. Essi differiscono per il loro grado di liquidità, ossia la capacità di svolgere le funzioni della moneta, la facilità con cui possono essere convertiti in moneta e la certezza del loro prezzo futuro.”
Massa monetaria: come funziona
La massa monetaria (che include elementi come la quantità di denaro in circolazione, i depositi bancari e i conti correnti) è un fattore importante che influenza l’economia reale e i mercati finanziari.
In primo luogo, la massa monetaria influisce sull’inflazione. Se c’è un aumento della massa monetaria, ci sarà un aumento dell’offerta di denaro, il che può portare a un aumento dei prezzi (inflazione). Viceversa, se c’è una diminuzione della massa monetaria, ci sarà una diminuzione dell’offerta di denaro, il che può portare a una diminuzione dei prezzi (deflazione).
In secondo luogo, la massa monetaria influenza i tassi di interesse. I tassi di interesse sono il costo del denaro, e sono influenzati dalla domanda e offerta di denaro. Se c’è un aumento della massa monetaria, ci sarà un aumento dell’offerta di denaro, il che può portare a tassi di interesse più bassi. Viceversa, se c’è una diminuzione della massa monetaria, ci sarà una diminuzione dell’offerta di denaro, il che può portare a tassi di interesse più alti.
In terzo luogo, la massa monetaria influenza i mercati finanziari. Un aumento della massa monetaria può portare a un aumento dei prezzi delle azioni e dei beni immobiliari, poiché c’è più denaro disponibile per investire. Viceversa, ed è l’obiettivo che si sta perseguendo in questo momento, una diminuzione della massa monetaria può portare a una diminuzione dei prezzi delle azioni e dei beni immobiliari.
Infine, controllando i tassi di interesse, le banche centrali condizionano l’inflazione e i rapporti di cambio delle valute nei mercati internazionali: di norma tassi di interesse più elevati offrono a chi presta denaro ritorni più elevati rispetto a quelli che possono essere ottenuti in altri paesi. Di conseguenza, tassi di interesse più elevati attraggono capitali stranieri e portano la valuta di riferimento a salire.