Carlo Nordio, ministro della Giustizia, che parla nel suo stile pacato e competente da ex magistrato di spicco. Nell’Aula del Senato illustra la relazione sull’Amministrazione della Giustizia italiana. Una ricognizione sulle necessità, i punti di forza e di debolezza di un sistema complesso dai molti punti nevralgici, non solo giudiziari ma organizzativi, storici, economici e anche mediatici. La relazione ai Senatori inizia con un sentimento di piena soddisfazione per l’arresto del boss mafioso, Matteo Messina Denaro. “Un’operazione”, sottolinea Carlo Nordio, “il cui merito è equamente diviso tra magistratura e forze dell’ordine ordine, tra questo e i governi precedenti”. Il ministro, inoltre torna a puntualizzare come per mafia e terrorismo il ruolo delle intercettazioni sia importante. Tema ripreso più volte nella relazione. “Non sarà mai abbastanza ribadito, che non vi saranno riforme che toccheranno le intercettazioni su mafia e terrorismo”, insiste Nordio.
Garantismo e certezza della pena
La controversa questione delle garanzie e della certezza della pena ma anche della dignità della persona, sono tra le priorità di un percorso che il Governo intende realizzare. “Il nostro fermo proposito”, spiega Nordio, “è di attuare nel modo più rapido ed efficace il garantismo del diritto penale. Realizzeremo la tutela della presunzione di innocenza della persona, assicurandone la dignità e l’onore durante le indagini e il processo. E parallelamente assicureremo la certezza della pena. Una pena”, osserva Nordio, “che non coinciderà sempre e solo con il carcere, ma che sarà comunque afflittiva, certa, rapida, proporzionata, e orientata al recupero del condannato, secondo il nostro dettato costituzionale”.
Detenuti, rieducazione e lavoro
Nella gestione della giustizia e della pena ci sono anche momenti particolarmente drammatici. Il ministro nella relazione indica come: “fardello di dolore”, i suicidi nelle carceri, e assicura, “Stiamo lavorando per ridurre questo fenomeno comune nel mondo ma che in Italia ha assunto toni di estremo allarme”. Tra le linee di intervento Nordio indica, “l’aumento dei posti disponibili e la riduzione del sovraffollamento delle carceri” e il “massimo impulso”, che verrà dato “all’implementazione degli spazi”. Un punto essenziale, rivela il ministro della Giustizia, sarà nel complesso le attività di trattamento nei confronti dei detenuti, con una attenzione particolare al lavoro, che in carcere, per Nordio è uno “strumento fondamentale per rieducazione del detenuto”. “Stiamo attuando un progetto per assicurare il lavoro a chi esce dal carcere attraverso defiscalizzazione delle retribuzioni a chi ottiene il lavoro una volta espiata la pena”, nel contempo, spiega, che le “statistiche dimostrano che quando una persona ha lavorato in carcere e fuori trova lavoro dignitoso la recidiva è destinata a scomparire”.
Inefficienze freno dell’economia
Una parte della relazione è dedicata al come garantire una maggiore efficienza a quelle procedure che altrimenti provocano ritardi e danni economici. Per questo il Governo prevede una “profonda revisione di quei reati che intimoriscono gli amministratori senza tutelare i cittadini”, rivela Nordio, “rallentando o impedendo quella collaborazione tra gli uni e gli altri, con effetti perniciosi per la certezza dei rapporti giuridici e più in generale sullo sviluppo del Paese”. Il ministro spiega come per alcuni reati contro la pubblica amministrazione, alcune norme creano un campo di ritardi e incertezze, che gravano sull’economia e sugli investimenti. Le criticità della giustizia, osserva Nordio, costano 2 punti di Pil, con un riflesso sugli investitori stranieri che rinunciano ad operare in Italia perché, fa presente il ministro: “manca la certezza del diritto e per la riscossione di un credito occorrono tempi 5 volte superiori alla media europea”. “Ora la priorità è quella economica”, aggiunge rivolto ai senatori, “e le nostre prime iniziative sono per incidere favorevolmente in questa direzione”.
Sistema efficiente, gli interventi
Per Carlo Nordio è necessario un cambio di marcia, puntando sull’efficienza del sistema.
“Semplificazione dell’organizzazione giudiziaria, rivisitazione di piante organiche e geografia, razionalizzazione della spesa con spending review e un più stretto raccordo fra ministero e uffici”, propone il ministro nell’elencare gli interventi da realizzare, “saranno rafforzati nel settore civile i servizi di accoglienza e informazione nelle diverse materie come la volontaria giurisdizione per il rilascio di certificati, il diritto di famiglia e le esecuzioni civili”.
Misure per le quali “non ci sarà l’effetto mediatico che caratterizza interventi in campo penale”, osserva il ministro della Giustizia, “ma avranno impatto favorevole sull’efficienza e, anche a breve termine, sull’economia”.
Intercettazioni mafia e terrorismo
“Non sarà mai abbastanza ribadito”, osserva ancora il ministro nell’Aula del Senato, “che non vi saranno riforme che toccheranno le intercettazioni su mafia e terrorismo”, sottolineato il ministro nel puntualizzare il ricorso e l’uso delle intercettazioni. “Quando dico che i mafiosi non parlano per telefono alludo al fatto che nessuno di loro al telefono abbia manifestato volontà di delinquere o espresso una parola che sia prova di un delitto”, dice Nordio, che torna a sottolineare come lo strumento delle intercettazioni sia utile soprattutto per individuare, “i movimenti delle persone sospettate di mafia, terrorismo”. “Contro la mafia”, ribadisce Nordio, l’azione del governo, del Parlamento e delle forze dell’ordine, “sarà forte, omogenea, duratura e incondizionata”.
I meccanismi perversi e pilotati
Capitolo significativo sul quale Nordio ribadisce il suo impegno, è quello degli “abusi” nella pubblicazione di intercettazioni per persone estranee e non indagate.
“Anche quelle preventive sono indispensabili”, osserva Nordio, “altra cosa sono quelle giudiziarie che coinvolgono persone che non sono né imputate né indagate e che attraverso un meccanismo perverso e pilotato finiscono sui giornali e offendono cittadini che non sono minimamente coinvolti nelle indagini”.
Codice Rocco e riforma Vassalli
La relazione di Nordio fa il punto anche su vicende storiche e riforme mancate. Il ministro annuncia che un intervento è previsto anche a proposito del “Codice Rocco”, ricorda Nordio, “firmato da Benito Mussolini e Vittorio Emanuele Terzo”. Il ministro della giustizia evidenzia come sia “abbastanza contraddittorio che sia ancora in vigore un codice penale firmato da un dittatore come è singolare che il codice di procedura penale firmato dal professor Vassalli sia stato invece demolito da interventi legislativi e purtroppo anche dalla Corte costituzionale che lo hanno reso un enigma dentro a un mistero ed è assolutamente inapplicabile”.
Le opposizioni, no alle riforme
Dalle opposizioni critiche e inviti a fermare le iniziative di riforma previste dal ministro della Giustizia e dal Governo. Il primo commento arriva dalla presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi: “Chiediamo al Ministro Nordio di attuare le riforme già approvate e non intraprendere una nuova stagione di scontri sulla giustizia che non farebbe gli interessi dei cittadini. Sulle intercettazioni: no ai proclami, si ascoltino le parole del procuratore nazionale antimafia”. Profonda contrarietà alle indicazioni del ministro della Giustizia arrivano dalla senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi: “Lancio oggi un vero e proprio grido di dolore per lo scempio che ci si appresta a fare della Costituzione in materia di Giustizia. I cittadini percepiscono la giustizia come inadeguata ed incapace di assicurare la tenuta del patto sociale. La colpa, per la verità, non è del ministro Nordio o della maggioranza che la sostiene”, precisa la senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra, “Però il ministro eviti di assumersela con le riforme che ha annunciato di voler fare. Dia un taglio netto con il passato, non si renda corresponsabile di tale scempio. Qualcuno ha detto che questa riforma è buona perché suscita tante critiche. Vuol dire che ha vissuto poco, come ho fatto io, nelle aule giudiziarie. Non si può aziendalizzare il sistema giustizia tagliando indiscriminatamente il numero dei processi. Resta un miraggio la tanto sbandierata e sicuramente utile depenalizzazione delle migliaia di reati minori bagatellari che ingolfano i tribunali. Il rischio è che sarà ancora di più un processo per ricchi e potenti a danno dei cittadini normali o, peggio, dei più deboli”, evidenzia la senatrice Ilaria Cucchi, “Penso di interpretare la supplica, il grido che viene dal paese di sotto, quello fragile, il più colpito da questo impianto legislativo: no alle riforme del ministro Nordio”.
La relazione e le risoluzioni
Dopo la relazione sono state depositate in Senato cinque risoluzioni. Oltre a quella di maggioranza sono pervenute quelle di Pd, M5s, Avs e Iv-Az. Il ministro si è detto favorevole alla relazione di maggioranza e a quella di Iv- Az. La risoluzione di maggioranza prende atto delle parole del ministro e le approva, quella di Iv-Az chiede un confronto costante con le opposizioni.