giovedì, 21 Novembre, 2024
Salute e Lavoro

Prevenire i rischi psico-sociali

Oltre alla valutazione obbligatoria dello Stress Lavoro Correlato, ai datori di lavoro dalla fine di ottobre scorso spetta l’obbligo di prevenire per i propri dipendenti i rischi psicosociali, vale a dire quelle situazioni trasversali che se non sono rimosse o minimizzate con opportune protezioni o adeguata formazione sono alla base di non pochi infortuni sul lavoro e malattie professionali.

È quanto evidenzia la CIIP, Consulta Italiana Interassociativa della Prevenzione in un recentissimo e articolato Documento di Consenso in cui si sottolinea che la ratifica in Italia della convenzione ILO (legge 04/2021, in vigore dal 29/10/2022) sancisce l’inclusione della violenza e delle molestie nella gestione della salute e della sicurezza sul lavoro in tutti i luoghi di lavoro e fornisce l’opportunità di lavorare su una gestione complessiva dei rischi psicosociali come da tempo, l’approccio ergonomico e le norme tecniche indicano.

Susanna Cantoni, presidente della CIIP è alquanto convincente sull’argomento:  “In considerazione dei cambiamenti intervenuti, la metodologia di valutazione del rischio stress lavoro correlato individuata dalla commissione consultiva presso il Ministero del Lavoro e messa in opera dagli strumenti in uso precedente è superata in quanto: – non prevede l’analisi di fattori di stress emersi con la fase di gestione della pandemia: ad esempio utilizzo delle tecnologie, introduzione lavoro agile – non analizza tra gli eventi sentinella dati di rilievo: utilizzo cassa integrazione, permessi allungati, forte ridimensionamento/licenziamenti/dimissioni, precarietà del lavoro che hanno un forte impatto sull’organizzazione del lavoro e non rendono confrontabile nel tempo l’effetto degli interventi sulle condizioni di stress come prima della pandemia – non tiene conto dei cambiamenti intervenuti: modifica di mansione e/o modalità lavorativa, gestione lavoratori fragili, riorganizzazione mense e spazi comuni, gestione fase green pass ed eventuali discriminazioni … – non prevede specificità per settori dove sono subentrati fattori di stress differenti: ad esempio scuole, grande distribuzione organizzata, trasporti, PMI – non è coerente con il progressivo ricompattamento, anche normativo, dello stress lavoro correlato con i rischi psicosociali.”

La fotografia della attuale condizione di stress lavoro correlato, inoltre, non consente il paragone nel tempo di gruppi omogenei stabili di lavoratori per buona parte delle aziende e non prende in considerazione gli effetti sul singolo che sono emersi ed hanno visto l’attivazione di misure di  supporto da parte di medici competenti e psicologi (colloqui, gruppi di supporto, numeri verdi istituzionali, aziendali .. es. in sanità, nelle scuole, nelle aziende).

Tutte le indicazioni normative e scientifiche degli ultimi anni convergono sulla necessità ed opportunità di aprire la prospettiva della prevenzione ad una analisi più ampia e corrispondente non solo a nuovi fattori di rischio (es. telelavoro), ma anche alla dimensione individuale che ne può derivare.

I fattori di rischio psicosociale comprendono tutte le condizioni in quanto pongono l’attenzione sugli aspetti di progettazione, organizzazione e gestione del lavoro, nonché i rispettivi contesti ambientali e sociali, che potenzialmente possono arrecare danni alla salute psico-fisica: lo stress lavorocorrelato, la fatica mentale e condizioni di molestie e violenze sono tra gli effetti possibili.

A questo proposito il recente Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025, è da considerarsi lo strumento programmatorio finalizzato a perseguire il generale obiettivo di promozione della salute e prevenzione delle malattie, attraverso una declinazione territoriale ed azioni di tipo trasversale che garantiscano uno sviluppo equo e partecipato. Nello specifico, la linea di intervento sullo stress e sui rischi psicosociali, Programma Predefinito n.8, si propone di innalzare gradualmente il livello di attenzione intervenendo in comparti identificati “a rischio” attraverso l’attuazione di Piani Mirati di Prevenzione.

Lo sviluppo di azioni rivolte ad incrementare la crescita della cultura della sicurezza, il coinvolgimento attivo degli stakeholders e di tutte le figure della prevenzione aziendale consentirà di seguire criteri di uniformità, trasparenza, equità nella prevenzione dei rischi psicosociali e dello stress, fenomeno che, come noto, è ampiamente sommerso.

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