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Vandali e riparazione del danno

mercoledì, 4 Gennaio 2023
1 minuto di lettura

Sembra ormai una nuova “moda” quella di imbrattare opere d’arte e simboli istituzionali al fine di denunciare la crisi ambientale e climatica. Se non fosse che dietro c’è sicuramente un disegno “para-eversivo”. Non vengano a dirci che si tratta di quattro ragazzetti che non hanno nulla da fare: ce ne sono molti, purtroppo, ma la gran parte per fortuna non delinque. Ogni “attacco” alle istituzioni o al privato ha un costo, e le nostre forze di polizia scopriranno ben presto chi paga.

Cosa c’entrano gli “ambientalisti” con Palazzo Madama?

Se è innegabile infatti la necessità di tutelare tutte le matrici ambientali e di ripensare lo sviluppo e il progresso in ottica ecosostenibile, altrettanto vero è che simili condotte devono essere condannate, sia moralmente che penalmente.

In particolare, trattasi di azioni vandaliche che potrebbero qualificarsi ex art. 639 del codice penale,  che parla di Deturpamento e imbrattamento di cose altrui. Non sei più incensurato, e quindi non più libero di accedere a lavori pubblici o nel privato. E manco al reddito di cittadinanza, caro ragazzo. Mi sa che non conviene, a meno che, ripeto, tu non abbia altro “sostentamento”.

Ma, così come prevista, la pena per questo reato sembra priva della funzione deterrente.

La riparazione del danno, con il proprio lavoro, vale più della galera. E un’aggravante per atti conto l’ordine pubblico, con daspo e reclusione più facili, devono essere introdotti al più presto, prima che “l’ambiente” degeneri. Anche le, pur legittime, proteste sociali devono avere – lo prevede la Costituzione – limiti a garanzia di chi non intende parteciparvi.

L’Italia su questo è assai lontana. Per il Governo, un’altra sfida.

Ranieri Razzante*

Ranieri Razzante*

Dottore commercialista e Revisore dei conti, Avvocato in Roma.
Consigliere per la Cybersecurity del Sottosegretario alla Difesa.
Docente di “Intermediazione finanziaria e Legislazione antiriciclaggio” nell’Università di Bologna (sede di Forlì), e di “Diritto dell’Economia” presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale.
Docente titolare altresì di “Legislazione antiriciclaggio e antiterrorismo” presso gli Istituti di Istruzione delle Forze dell’ Ordine.
È stato Consulente della Commissione Parlamentare Antimafia.
Fondatore e Presidente dell’Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio (AIRA). Dirige il “Centro di Ricerca sulla Sicurezza ed il Terrorismo” (CRST) in Roma.
Opinionista TgCom 24 e Rai su tematiche legate alla Sicurezza e alla Geopolitica.
Direttore delle riviste “Diritto penale della globalizzazione” e “Antiriciclaggio & Compliance”.

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