Studiai i testi di Ratzinger a 18 anni, per prepararmi all’esame di ammissione alla Cattolica. Sembravano avere un linguaggio semplice, diretto, chiaro e invece trattavano argomenti complessi, importanti, difficili. Già lì, la grandezza dell’uomo e del teologo.
Ratzinger è una pietra miliare nella storia della Chiesa. Infatti, ha affrontato in modo nuovo il dualismo Fede-Ragione. Fede e ragione nemiche, incompatibili, contrapposte, distanti, fino a quel momento. Strette in un abbraccio conciliante, embricate, simbiotiche, complementari, da quel momento. Egli stesso parlava alla ragione dell’uomo con argomentazioni sostenute fortemente dalla fede.
Per Lui era semplice, parlare di Dio agli uomini. L’argomento Teologia, allora riservato a pochi, come uno scrigno prezioso, si aprì al mondo. Così Joseph Ratzinger, Professore a Tubinga, poi a Ratisbona, poi Vescovo di Monaco e Frisinga, prima ancora di essere Cardinale e infine Papa, diventò popolarissimo, proprio negli anni in cui i “figli dei fiori” iniziavano ad avere i propri figli in un contesto sociale, culturale e morale che si voleva destrutturato. Ratzinger, con il candore che lo ha contraddistinto, enunciava tesi, secondo una logica ineccepibile, che naturalmente si contrapponevano agli argomenti di contestazione in maniera inappellabile. Grandioso.
La linearità della sua logica esprime la semplicità dell’uomo Joseph, mentre la complessità degli argomenti introduce, in trasparenza, alla struttura della Sua mente, eccezionalmente raffinata, e alla Sua sensibilità, straordinariamente intensa.
Ratzinger ha risolto per l’uomo moderno, quindi non soltanto per il cristiano contemporaneo, in maniera chiara ed immediata ciò che Kant aveva in parte teorizzato con argomentazioni certamente tanto farraginose da prestarsi ad interpretazioni non univoche.
Senza dubbio Benedetto XVI è stato un teologo dalla statura realmente irraggiungibile. Per me, un “Dottore della Chiesa”.