Si guarda all’Alcool lock come strumento utilissimo da utilizzare sulle autovetture delle persone condannate per guida in stato di ebbrezza per bloccarne la marcia, ma non sarà da meno se lo stesso apparecchio rilevatore fosse installato su automezzi destinati nel mondo della logistica su gomma.
Lanciato alcuni anni fa dall’ANIA, Associazione Nazionale tra le Imprese Assicuratrici per promuovere la sicurezza stradale, l’Alcool Lock è un etilometro da installare sulle vetture collegato alla centralina di accensione del motore. Se il livello di alcool nell’aria soffiata dal conducente va oltre i limiti consentiti dalla legge, il veicolo non si mette in moto.
A tal proposito il CNEL nei giorni scorsi ha ripresentato un Ddl su Alcool-Lock sulle “Modifiche agli art. 125 e 186 del Codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernenti un dispositivo di blocco da installare sui veicoli in uso ai soggetti condannati per guida in stato di ebrezza.”
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità l’alcol è il fattore più rilevante nel caso di incidenti stradali gravi o mortali. Un fenomeno certamente non solo italiano ma purtroppo diffuso. Già molti Paesi europei, infatti, hanno messo al centro delle loro agende istituzionali il problema, combattendolo in modo risoluto, diminuendo cioè il tasso di alcolemia ammesso al volante e rendendo più serrati e severi i controlli da parte delle Forze di Polizia.
In Italia la normativa attuale stabilisce come valore limite legale il tasso di alcolemia di 0,5 g/litro: guidare un veicolo oltre questo limite – e quindi in stato di ebbrezza – costituisce un reato, punito con sanzioni che prevedono nei casi più gravi anche l’arresto e la sospensione della patente.
Una delle maggiori criticità sulla mobilità nelle grandi città è la mancanza di infrastrutture per il trasporto rapido di massa nelle aree urbane.
Gli incidenti stradali delle ultime settimane sono un campanello d’allarme. Con la fine della pandemia, come emerso dall’ultimo rapporto Audimob si è avuto un incremento significativo nell’uso dell’auto per la mobilità urbana. Servono risorse per dare attuazione al Piano nazionale per la sicurezza stradale 2030 anche attraverso la prevenzione e progetti formativi, indirizzati principalmente ai giovani. Ecco perché la Consulta nazionale per la sicurezza stradale e la mobilità sostenibile del CNEL sta predisponendo alcune modifiche al Codice della strada per arginare l’incidentalità causata dall’abuso di alcool e di sostanze stupefacenti.
Lo ha affermato il consigliere Gian Paolo Gualaccini al termine della seduta della Consulta Nazionale per la sicurezza stradale e la mobilità sostenibile del CNEL di cui è coordinatore.
“L’Italia sconta un ritardo riguardo la dotazione di reti ferroviarie urbane, ha detto Gualaccini, necessarie per incrementare l’offerta e velocizzare i tempi degli spostamenti con i mezzi pubblici. Rispetto ai grandi Paesi europei, le città italiane possono contare su meno del 40% della dotazione di metropolitane, meno del 50% della dotazione di reti tranviarie e sul 50% di quelle ferroviarie suburbane. Il PNRR rappresenta una grande opportunità ma va messo a sistema con le altre risorse provenienti dai piani di investimento nazionali cofinanziati”.