Nei primi nove mesi dell’anno, a fronte di consumi di energia sostanzialmente in calo dell’1,5%, le emissioni di CO2 sono cresciute del 6%, con una stima di aumento di oltre il 2%. D’altra parte, a fronte del maggiore ricorso alle fonti fossili che stanno quasi tornando ai livelli pre-pandemia (+8% petrolio e + 47% carbone) e di una riduzione del 3% dei consumi di gas, le rinnovabili hanno registrato un calo dell’11%, dovuto a una riduzione dell’idroelettrico che l’aumento di impianti solari ed eolici non sono riusciti a compensare. È quanto emerge dall’Analisi Enea del sistema energetico italiano per il II e III trimestre dell’anno, che evidenzia anche un forte peggioramento dell’indice della transizione energetica ISPRED (-60% nel III trimestre).
“Il forte calo dell’indice ENEA-ISPRED è da collegarsi in particolare al peggioramento della componente decarbonizzazione, scesa al valore minimo della serie storica. In questo scenario l’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 potrà essere raggiunto solo se nei prossimi otto anni riusciamo a ottenere una riduzione media annua di quasi il 6%”, spiega Francesco Gracceva, il coordinatore dell’Analisi trimestrale Enea.
Sul fronte della sicurezza energetica, l’Analisi evidenzia il peggioramento dell’adeguatezza del sistema gas. “In vista del prossimo inverno richiede particolare attenzione la capacità delle infrastrutture gas di coprire la punta di domanda: infatti, nel caso di un completo azzeramento dei flussi dalla Russia (scesi sotto al 20% dell’import totale nei primi nove mesi, ma già quasi a zero a ottobre), risulterebbe molto difficile coprire punte di domanda legate a picchi di freddo intenso che investano l’intero territorio nazionale”, commenta Gracceva.