Con oltre 1,4 milioni di unità l’Italia si conferma il Paese con il maggior numero di liberi professionisti in Europa, registrando negli ultimi 10 anni una crescita costante frenata solo dalla pandemia che, tra il 2018 e il 2021, ha causato la chiusura di circa 24 mila attività professionali e limitando le perdite del lavoro indipendente che negli ultimi quattro anni ha perso 343 mila posti di lavoro.
L’onda lunga dell’emergenza Covid e l’incertezza di un quadro economico complesso ridisegnano la geografia e le caratteristiche demografiche della popolazione professionale in Italia. A farne le spese sono soprattutto i professionisti datori di lavoro che calano di quasi il 13% soprattutto nelle regioni del Nord Ovest e del Centro; tuttavia, i saldi occupazionali si mantengono sempre in positivo, trainati dalla crescita dei contratti a tempo indeterminato.
E se la crisi colpisce soprattutto le regioni del Centro (-3,7%) e del Nord (-2,8%), nel Mezzogiorno si assiste a un aumento del 2,6% del numero di professionisti, trainato dal balzo in avanti delle donne che nello stesso periodo registrano un incremento del 4,6%. In calo anche i redditi dei professionisti iscritti alle casse di previdenza private, che segnano una flessione del 2%, con punte che arrivano fino al 6% tra avvocati, periti industriali e architetti; in controtendenza, si muovono i consulenti del lavoro che vedono incrementare i loro redditi del 26,5%. Nelle professioni ordinistiche permane tuttavia un ampio divario reddituale di genere.