I fronti della manovra si ampliano mentre il tempo stringe. Il rischio per il Governo di impantanarsi si fa concreto. Ci sono le frizioni interne al Centrodestra sull’aumento delle pensioni, con il pressing di Forza Italia che chiede 600 euro come soglia minima. Mentre la stretta sul Reddito di cittadinanza (gli occupabili avranno 7 mesi di incentivo anziché 8) con un risparmio di 200 milioni, fa infuriare i 5S che annunciano prossime barricate. L’opposizione Pd rilancia, in vista della manifestazione nazionale del 17, e boccia in todo con l’ex segretario Piero Fassino “la manovra iniqua”. In questo clima il Governo avrà il compito non facile di far combaciare le scelte e le mediazioni con i rilievi di Bruxelles su catasto, contante, Pos e pensioni e fisco. La Commissione ha dato un giudizio “complessivamente positivo”, come sottolinea il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, “con alcuni rilievi critici”. La sfida sarà proprio su come calibrare le scelte con le richieste dell’Unione.
Pos, condoni e contanti
Nel cantiere manovra si lavora tra una girandola di ipotesi. “L’abbassamento della soglia a 30 euro per l’utilizzo del Pos è un’ipotesi”, fa sapere Roberto Pella di Forza Italia. Così dai 60 euro giudicati troppi da Bruxelles si passerà forse alla metà. Al ritorno del premier Giorgia Meloni dal vertice dei leader europei il Governo dovrà trovare la soluzione anche al tetto per le transazioni in contanti passati da 3 mila a 5 mila euro; e altra grana resta la cancellazione di debiti fiscali pregressi relativi al periodo 2000-2015 e non superiori a mille euro, misura che Bruxelles bolla come condono fiscale. L’Unione preme – così come contestato al precedente Governo dl Draghi – per una riforma del fisco necessaria per “ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e aumentare l’efficienza del sistema tributario”.
Previdenza, costi in aumento
L’andamento, delle uscite della previdenza è monitorato con molta attenzione da Bruxelles. La Commissione Ue vuole vederci chiaro sui costi del sistema pensionistico. Sotto osservazione ci sono i regimi di pensionamento anticipato in scadenza, quindi “Quota 103” e “Opzione donna”, misure non sono in linea con le indicazioni di contenimento della spesa. Fare sintesi tra le richieste Ue con quelle del dibattito italiano, appare impossibile per il Governo. I sindacati premono per maggiori tutele dei lavoratori e dei pensionati, assegni e salari più remunerativi, e maggiore flessibilità in uscita. Crescita della spesa con fondi che però sono da trovare.
Pensioni, vertice a gennaio
Il tema previdenza subirà una accelerazione. Il Premier vedrà Cgil, Cisl, Uil e Ugl, il prossimo 19 gennaio. Sarà il secondo incontro sul tema. L’obiettivo è quello di definire un piano per superare la serie di rattoppi accumulati negli anni per scongiurare il ritorno della legge Fornero.
Un riassetto complessivo nelle intenzioni dell’Esecutivo che inizierà nel 2023 per arrivare a compimento nel 2026 a fine legislatura. Trovare l’intesa non sarà facile. Non è solo una questione di accordi sindacali, ma di costi. Ministri e sindacalisti dovranno fare i conti con l’impennata della spesa pensionistica trainata dall’inflazione.
I calcoli sono già elaborati dal Ministero delle finanze. Il prossimo anno è prevista una spesa previdenziale in crescita dell’8,1% (contro il 3,9% del 2022) e quello successivo del 7,5%, salendo dagli attuali 297,3 miliardi di euro, rispettivamente, a 321,3 e poi a 345,3 miliardi di euro.
Altalena Superbonus e crediti
Tra i temi della manovra anche la controversa questione del Superbonus. Una proroga al 31 dicembre data per esclusa, è tornata ieri tra le ipotesi plausibili. “È emersa nelle ultime ore una problematica tecnica che può essere aggirata”, spiega il relatore del decreto Guido Quintino Liris. Nel frattempo la Cna spiega che “il grave problema dei crediti fiscali mette a rischio la vita di molte imprese richiede un intervento urgente e straordinario da parte dello Stato”.
Per la Confederazione, l’ipotesi emersa in manovra di trasformare i crediti fiscali in finanziamenti assistiti con garanzia pubblica per svuotare i cassetti fiscali delle imprese, non è percorribile. “In attesa di conoscere la proposta nei dettagli”, sottolinea preoccupata la Cna, “la Confederazione rileva che le imprese dovrebbero attivare nuovi finanziamenti (a discrezione dell’istituto di credito) con relativi costi e con l’effetto di appesantire gli indici di affidabilità creditizia”.