La quota delle famiglie risparmiatrici in Italia supera il 53%, avvicinandosi ai livelli pre-pandemia (55,1% nel 2019), ma risultano ancora pochi gli italiani che sono propensi ad investire denaro. Lo rivela la ricerca sul risparmio e le scelte finanziarie degli italiani 2022 promossa da Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi. Il 68% dei laureati riesce ad accantonare risorse contro il meno del 50% di chi ha un titolo di istruzione media inferiore, mentre il 69% di chi ha un reddito netto mensile maggiore di 2.500 euro risparmia contro il 36% di chi non arriva a 1.600 euro. Tuttavia, solo il 17% del campione risparmia avendo in mente uno scopo preciso e il 30% lo fa per ragioni puramente precauzionali.
Secondo il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro, intervenuto alla presentazione in corso nei locali di Intesa in piazza Belgioioso, “i risparmi sono molto elevati ma stanno sui conti correnti sotto forma di liquidità e la liquidità inerte è un grossissimo danno sociale. Bisogna mobilitare questa liquidità ma l’atteggiamento di famiglie e imprese è prudente”. Negli investimenti il rischio non va evitato ma affrontato e gestito, ma la propensione al rischio degli italiani è bassissimo, perciò serve una maggiore educazione finanziaria, specie per i giovani.
“I risparmiatori italiani rifuggono dal rischio. Purtroppo, il rischio esiste per conto suo, non si può evitare e quindi va affrontato e gestito. C’è poi l’educazione finanziaria: per gestire il rischio bisogna essere in grado di valutarlo e per farlo bisogna conoscere i prodotti. È importante quindi migliorare l’educazione finanziaria. Se vogliamo migliorare dobbiamo puntare sui giovani, che sembrano mostrare poco interesse all’educazione finanziaria. Solo il 2% dice che gli interessa molto, al 38% non interessa per niente. Vuol dire che non la sappiamo presentare bene”, spiega Gros-Pietro.