Una iniziativa di conoscenza dei problemi e un allarme per i rischi che ospedali e pazienti possono subire. Due temi lanciati dalla Federazione Italiana Fornitori in Sanità che contestano il Decreto aiuti bis che prevede una normativa sul payback che obbliga le aziende del comparto a rimborsare il 50% delle spese effettuate in eccesso dalle Regioni.
Dispositivi salva vita
Di fronte a questo scenario la Federazione “esprime grande preoccupazione per l’approvazione di un provvedimento che mette a rischio il tessuto dei fornitori ospedalieri, composto nel 95% da micro, piccole e medie imprese, con oltre 100mila lavoratori coinvolti”, puntualizza il presidente della federazione Massimo Riem che chiede l’abrogazione della norma, ed avverte, “Dispositivi salvavita, strumenti per dialisi, valvole cardiache, protesi e ferri chirurgici: sono solo alcuni dei dispositivi medici che potrebbero mancare negli ospedali a partire da gennaio”.
La spesa salita di un miliardo
Sulla base dei dati resi pubblici dalla Corte dei Conti (che, per quanto riguarda i tetti di spesa 2015-2020, ha ripreso quelli dei due Accordi Stato-Regioni sopracitati), Fifo ha stimato lo sforamento della spesa e il payback a carico delle imprese fornitrici del Sistema sanitario nazionale, “la spesa è cresciuta nell’arco di tempo considerato del 18,3%, passando da 5,8 miliardi di euro nel 2015 a 6,8 nel 2020. Nell’ultimo anno, in particolare, la spesa è cresciuta del 7,3%, pari in valore assoluto a oltre 460 milioni di euro.
Dati i tetti lo sforamento complessivo è cresciuto nell’arco dei sei anni considerati sia in valore assoluto che in percentuale della spesa ammessa”.
Cifra “monster” di 3,6 miliardi
Complessivamente il payback che le aziende sono tenute a pagare ammonterebbe alla cifra “monster” di 3,6 miliardi di euro, che confrontata alla spesa annua pubblica in dispositivi medici ne rappresenta ben oltre il 50%.
Confronto con il Governo
“Come Federazione che rappresenta le pmi in Sanità”, evidenzia il presidente di Fifo, Massimo Riem, “siamo assolutamente d’accordo a perseguire una spesa pubblica razionale e oculata. Ma questo obiettivo non può passare per una deresponsabilizzazione degli amministratori e un tracollo del tessuto delle pmi italiane. Con l’attuazione del payback centinaia di aziende saranno costrette a chiudere, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. Le imprese non saranno più in grado di fornire dispositivi medici, a gennaio ci troveremo davanti a una crisi senza precedenti da un punto di vista economico e sanitario”. “Chiediamo la cancellazione di questa norma”, conclude Riem, “che è inapplicabile e chiediamo l’apertura di un tavolo di discussione con il governo”.