domenica, 24 Novembre, 2024
Esteri

Opposizione alla barbarie

La sera del 30 novembre è iniziata a Vilnius la “Terza Conferenza contro la guerra”, tenuta da eminenti politici russi dell’opposizione in esilio, come, ad esempio, Garry Kasparov. Oltre ai politici russi dell’opposizione, anche alcuni autorevoli esponenti della società civile in esilio. Tra i presenti: la psicologa e politologa Natalia Shavshukova, l’imprenditore Yevgeny Chichvarkin ed il politico Mikhail Svetov.

Nell’ambito di questa importante iniziativa sono state valutate le azioni criminali poste in essere dal regime di Putin in Ucraina, analizzando quale sia lo stato delle cose in questa sanguinosa guerra.

Yevgeny Chichvarkin, imprenditore costretto nel 2009 ad espatriare nel Regno Unito – tra i promotori di una importante campagna contro la corruzione in Russia e contro il presidente Vladimir Putin – ha dichiarato: «Il mondo intero, ad eccezione della Russia governativa e dei pochi “amici della Russia” completamente ibernati, considera quanto sta accadendo [ndr: in Ucraina] un genocidio; un attacco a tradimento. Sfortunatamente, mi sembra che non abbiano ancora raggiunto il fondo».

Natalya Shavshukova, collegandosi a quanto detto da Chichvarkin, ha aggiunto: «Ho la sensazione che, nonostante la differenza di risorse umane, l’Ucraina sia ancora qualitativamente più forte. L’Ucraina alla fine vincerà, senza alcun dubbio. Il fatto che ora si registri un rallentamento del conflitto va collegato, tra l’altro, al disorientamento delle società occidentali riguardo il continuare  o meno a fornire aiuti all’Ucraina, che, purtroppo, sembra non essere più al primo posto sui media occidentali. Ritengo che sia anche nostro compito, in quanto opposizione russa, riportare in prima linea questa tematica. Quando si viene colpiti, si reagisce immediatamente, ma quando la sofferenza si protrae nel tempo c’è il rischio che subentri l’assuefazione. Non importa quanto terribili siano le notizie che vengono dall’Ucraina, su come le persone stiano soffrendo lì, su come le persone vengono uccise lì, su quanti anziani si stiano congelando nelle proprie case, queste informazioni non causano più lo shock iniziale. Sfortunatamente, ci stiamo “abituando” a questa guerra. Mi sembra che l’importante per noi adesso sia evitare di entrare nella retorica politica, impegnandoci nelle proteste, sia quelle interne che quelle al di fuori della Russia. Perché noi, in un modo o nell’altro, siamo indirettamente responsabili. Il nostro compito ora è sostenere l’Ucraina in ogni modo possibile, e non sederci sul divano, non discutere su chi vincerà o meno. È una guerra, non la Coppa del Mondo».

Mikhail Sokolov ha sottolineato come nel corso della Conferenza contro la guerra, Garry Kasparov abbia ribadito che «gli Stati Uniti dovrebbero fornire urgentemente all’Ucraina armi offensive in grado di raggiungere le basi missilistiche russe». La stessa posizione è stata espressa anche dal Ministero degli Affari Esteri della Lettonia, che si è anche offerto di fornire all’Ucraina tali tipologia di dispositivi.

Una giornata particolarmente concitata quella di mercoledì, almeno per quanto riguarda le dichiarazioni politiche. Ursula von der Leyen, a capo della Commissione europea, ha messo sul tavolo altre due proposte importanti. La necessità di dare vita ad un meccanismo per utilizzare i fondi russi attualmente congelati e l’esigenza di istituire un tribunale “ad hoc” per indagare sui crimini commessi in questa guerra. Su quest’ultimo aspetto, è intervenuta anche Natalya Shavshukova che ha sottolineato come anche l’opposizione russa «dovrebbe sollevare la questione di questo tribunale, in quanto non può e non deve essere – a suo avviso – solo una decisione esterna». La politologa russa ritiene che «questo tribunale potrebbe avere competenza anche per individuare le responsabilità di ciò che accade in Russia ai prigionieri politici che sono attualmente detenuti, del risarcimento per loro e per le famiglie delle persone che sono state torturate e uccise nelle carceri russe», aggiungendo: «Anche questi sono crimini del regime di Putin contro il suo stesso popolo. Mi sembra che questo tribunale dovrebbe andare oltre il conflitto ucraino, sebbene questa sia ovviamente la responsabilità più importante e più tragica del governo di Putin, ma dovrebbe fare piena luce anche sui crimini del regime di Putin commessi in Cecenia, indagare sull’uccisione di Boris Nemtsov e sul tentativo di avvelenamento di Alexei Navalny».

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