Su mandato della NATO, l’Università di Milano-Bicocca guiderà per i prossimi tre anni un programma di ricerca nell’ambito “Science for Peace” intitolato “Prevention of Geo-threats to Azerbaijan’s Energy Independence”. Il progetto è coordinato da Alessandro Tibaldi, geologo del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra di Milano-Bicocca, e un gruppo di scienziati provenienti da Italia, Belgio, Repubblica Ceca, Svizzera, Ucraina, Georgia e Azerbaijan. La ricerca ha il duplice scopo di migliorare la collaborazione scientifica tra alcuni stati dell’ex-Unione Sovietica e l’Occidente e di prevenire possibili situazioni di conflitto sociale in Asia centrale attraverso studi di prevenzione dei rischi naturali focalizzati su obiettivi strategici.
Durante la prima missione del progetto, terminata a ottobre, i ricercatori hanno iniziato a studiare i rischi geologici, soprattutto terremoti e frane, che minacciano la principale centrale idroelettrica dell’Azerbaijan e il più grande bacino artificiale della regione caucasica (Shamkir-Mingachevir). Questo impianto si trova a soli 55 km dal confine di guerra con il Nagorno Karabakh, regione contesa tra Armenia e Azerbaijan.
Eventuali problemi all’impianto idroelettrico dovuti a cause naturali si ripercuoterebbero sull’intero sistema produttivo e infrastrutturale dell’Azerbaijan e sul suo apparato militare. I ricercatori hanno riscontrato evidenze nell’area di un’importante struttura geologica in grado di provocare in futuro terremoti. Questa struttura prende il nome di faglia di Kura e si tratta di una superficie di rottura nelle rocce che è in grado di muoversi sotto l’effetto delle enormi pressioni dovute alla tettonica a placche, e cioè ai movimenti delle varie placche tettoniche in cui è suddivisa la crosta terrestre. È infatti scientificamente dimostrata una correlazione proporzionale tra la lunghezza in pianta delle faglie attive e la magnitudo dei terremoti che possono generare.
Questi primi risultati dimostrano che la lunghezza della faglia di Kura è dell’ordine di 115 km, per cui si tratta di una struttura di alta rilevanza in grado di produrre terremoti che possono generare danni. Da sottolineare che nei pressi dell’area di studio si è verificato nel 1668 un forte terremoto di Intensità pari al decimo grado della Scala Mercalli che ha causato più di 80.000 morti. Inoltre, la traccia della faglia di Kura percorre in parte l’interno proprio degli invasi artificiali dell’impianto idroelettrico. Infine, le analisi preliminari sulla franosità hanno messo in luce la presenza di decine di frane quiescenti, le quali andranno studiate per capire se si potrebbero riattivare in caso di un forte evento sismico.