La quota di imprese investitrici al Sud è cresciuta dal 34% del 2021 al 49% del 2022, mentre in tutta Italia il tasso di investimenti è passato dal 36% al 41%. Secondo uno studio dell’Osservatorio Ripresa e Resilienza nel Mezzogiorno dal titolo “sfide e opportunità per le imprese manifatturiere”, di cui è stata appena realizzata la seconda edizione dopo quella del 2021, le imprese del Mezzogiorno sono maggiormente informate sulle opportunità offerte dal Pnrr e sono le più coinvolte in progetti già avviati (il 15% contro 11% della media italiana). Dallo studio emerge anche che le imprese dell’area hanno tendenzialmente privilegiato investimenti di tipo tradizionale rispetto ad investimenti “innovativi” (44,8% del totale, in calo di quasi 4 punti rispetto all’indagine 2021), in controtendenza con altre aree.
Guardando agli “investimenti innovativi”, le imprese del Mezzogiorno continuano a privilegiare quelli sulla digitalizzazione (37,3% nel Mezzogiorno, 39,4% in Italia), in crescita rispetto allo scorso anno. Particolarmente importante è la propensione ad investire risorse consistenti (superiori al 15% del fatturato) da parte delle imprese meridionali che passa dal 38% del 2021 al 41%, mentre a livello nazionale tale percentuale si riduce (dal 33% al 26%).
In Puglia è a rischio un investimento da 23 milioni per realizzare, nella Zes localizzata nell’area demaniale del porto brindisino di Sant’Apollinare, un impianto per la produzione di pale eoliche ricoperte da uno speciale tessuto tecnico. A proporlo, l’8 luglio scorso, è stata una società di diritto britannico, la Act Blade, che attende l’autorizzazione richiesta all’Autorità portuale. Comune di Brindisi e Sovrintendenza intanto hanno espresso parere negativo sulla localizzazione nell’area portuale e l’investimento, per il quale è in corso l’iter per un Contratto di sviluppo con Invitalia, è sospeso.