È tutto pronto negli studi televisivi di Palermo, dove Francesco Panasci – con non pochi sacrifici – ha messo su una emittente di alto profilo comunicativo che apre le porte al mondo scuola e ai cittadini tutti.
Mercoledì nove novembre il microfono passa ai giovani che chiedono di essere ascoltati perché questo modo di “trascinare la vita” – per dirla alla Don Tonino Bello – non convince più nessuno e non piace più.
Sono i giovani del liceo artistico di piazza Turba e dell’istituto superiore “Filippo Parlatore” di Palermo, città tanto cara a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino, quartiere amato da Padre Pino Puglisi il quale ai suoi carnefici disse “me l’aspettavo”.
E i giovani che varcheranno gli studi televisivi si attendono tanto. Da chi? Dal mondo politico che lotta fra di loro, dalla retorica di chi attende un cameramen per sparare parole di plastica che offendono la dignità di chi non e riesce a trovare un a spalla sulla quale appoggiare le proprie speranze.
I giovani sono svegli, vivi e molto critici: riconoscono la genuinità di una parola che può arrivare al cuore. I giovani che da anni hanno intrapreso il camino culturale proposto dal Parlamento della Legalità Internazionale in queste ore stanno scrivendo messaggi che arriveranno al tavolo di alcuni ministri, un modo per dire che non occorrono solo cortei ma basta un foglio di carta e una penna per dire da quale parte si sta.
E se poi si chiede la pace, occorre prima di tutto cercare autentici costruttori di Pace, quelli che la fanno germogliare nel proprio cuore, e poi la piantano in famiglia, nel tessuto sociale e ne fanno sentire il profumo ovunque si trovino. Oggi un cameramen accenderà una luce sui volti di tanti giovani di chi non conoscono menzogna e credono ancora che la pace sia possibile.