venerdì, 22 Novembre, 2024
Esteri

Deportazione di massa in Russia per 5 milioni di ucraini

Mosca parla di persone che hanno "trovato rifugio"

Il primo dato agghiacciante non viene da una fonte ucraina, ma lo fornisce direttamente il Segretario del Consiglio di sicurezza nazionale russo, Nikolay Patrushev, il quale ha recentemente dichiarato che «circa cinque milioni di persone provenienti dalle parti dell’Ucraina controllate dai russi hanno “trovato rifugio” in Russia». Un numero davvero enorme che supera tutte le stime sin qui fatte sulla scorta delle frammentarie informazioni raccolte da varie fonti. Basterebbe questo dato da solo per togliere il fiato a chiunque, senza doversi spendere in disamine sul vero significato di quel “trovato rifugio”. A far chiarezza è intervenuto un rapporto dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), che ha confermato come la “deportazione massiccia di civili” da parte della Russia, insieme ad altri abusi, costituiscano crimini contro l’umanità. Anche il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha affermato che la deportazione forzata da parte della Russia di milioni di persone dall’Ucraina, inclusi bambini, costituisce una violazione dei diritti umani.

Nonostante ciò, Vladimir Saldo, governatore filorusso della regione di Kherson, ha chiesto l’aiuto di Mosca per effettuare ulteriori “trasferimenti” di civili. Già nel mese di ottobre, la autorità filorusse hanno iniziato queste deportazioni. Per riuscire in questa “operazione speciale” hanno iniziato ad inviare messaggi di testo ai cittadini della regione. Alcuni residenti affermano che le forze russe hanno perquisito i cellulari delle persone alla ricerca di comunicazioni sospette.

«Gli occupanti capiscono che non saranno in grado di resistere a lungo, specialmente sulla riva destra (del fiume Dnipro) e nella città di Kherson», ha detto Serhiy Khlan, un membro del consiglio regionale di Kherson, aggiungendo che i russi stanno usando le evacuazioni come pretesto per «giustificare il loro ritiro da Kherson e più in generale dalla riva destra” del fiume Dnipro».

In precedenza, la campagna di trasferimento forzato aveva come obiettivo solo la popolazione sulla sponda occidentale del fiume. Decine di migliaia di residenti, compresa la città di Kherson, hanno ricevuto l’ordine di trasferirsi a est del fiume. Questa è la prima volta che Mosca tenta di spopolare il territorio occupato situato sulla sponda orientale del fiume Dnipro, di fronte a Kherson, che rimane l’obiettivo della controffensiva meridionale.

L’Ambasciatore Khrystyna Hayovyshyn, Vice Rappresentante permanente presso le Nazioni Unite, ha affermato che migliaia di cittadini ucraini vengono deportati con la forza in “regioni isolate e depresse della Siberia e dell’estremo oriente”.

Le cosiddette “autorità” hanno già annunciato la deportazione forzata, a partire dal 6 novembre, anche a Nova Kachovka, che è una città dell’Ucraina situata nella ‘oblast’ di Kherson. Questa città è un importante porto fluviale sulla sponda orientale del Dnipro, all’estremità inferiore dell’invaso di Kakhovka.

Yuriy Sobolevskyi, il primo vice capo del Consiglio dell’Oblast di Kherson, ha condannato Mosca per aver intensificato la portata del “programma di deportazione” nel sud.

Il presidente Zelensky ha recentemente affermato:”la Russia sta trasformando la regione di Kherson in una zona senza civiltà”, riferendosi allo smantellamento in atto dell’intero sistema sanitario da parte delle forze di occupazione, mentre le forze ucraine avanzavano su Kherson da più direzioni. Ed ecco che, mentre gli amministratori filorussi stanno fuggendo a est verso un territorio più saldamente sotto il controllo russo, la rappresentazione della realtà arriva in tutta la sua crudezza. Un testimone del luogo ha riferito di aver visto uomini in ospedale venerdì spegnere il riscaldamento e imballare tutte le attrezzature mediche più pregiate prima di ordinare ai pazienti di andarsene. “Stanno chiudendo l’ospedale regionale di Kherson”, ha riferito, chiedendo di restare anonimo per evitare possibili ritorsioni, segnalando che “i pazienti, indipendentemente dalle loro condizioni, vengono rimandati a casa, anche se sono stati operati il giorno prima”.

Il Cremlino continua a parlare di “evacuazione” ma quella in atto è una deportazione di massa, attuata dai russi che continuano ostinatamente a considerarsi dei “salvatori”.

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