Mentre a Madrid si concludono i lavori della COP25, gli ultimi dati sul clima sono allarmanti: in Italia, dall’inizio dell’anno a oggi, si sono verificati oltre 1.600 eventi atmosferici estremi, per una media di circa cinque al giorno; 10 anni fa erano stati 328; 20 anni fa erano stati solo 21 e dieci anni prima 17. Un trend estremamente preoccupante, dal momento che in 10 anni le bombe d’acqua che fanno esondare i fiumi sono quasi triplicate: dalle 395 del 2008 alle 1.024 del 2018.
Vista l’accelerazione della crisi climatica, l’Europa si è rimessa in moto sul clima, fissando nuovi impegni ambiziosi che verranno definiti prima della prossima COP26. Anche l’Italia può e deve fare lo stesso: è questo il messaggio del progetto “Italy for Climate”, lanciato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile durante COP25 in partnership con una serie di imprese particolarmente sensibili al tema del cambiamento climatico.
Italy for Climate è una iniziativa della Fondazione per lo sviluppo sostenibile nata allo scopo di supportare la transizione verso un’economia carbon neutral e di promuovere un dibattito diffuso e informato sui temi del clima e dell’energia in Italia.
“La nostra iniziativa Italy for Climate – spiega Edo Rochi, presidente della Fondazione sviluppo sostenibile e firmatario del protocollo di Kyoto quando era ministro dell’Ambiente – punta a rendere l’Italia protagonista di questa sfida, dimezzando le emissioni nazionali di gas serra al 2030 con il coinvolgimento di cittadini, imprese, città e Regioni e del Governo e creando centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro. Chi agirà per primo e con decisione per tagliare le emissioni di gas serra – prosegue Ronchi – avrà una serie di vantaggi non solo ambientali ma anche economici e occupazionali anche sul breve termine”.
Al 2025, infatti, Italy for Climate stima un impatto positivo connesso alla transizione energetica quantificato con circa 800.000 nuovi posti di lavoro e oltre 240 miliardi di valore aggiunto generato. Numeri importanti, soprattutto se confrontati con i costi del “non fare nulla”, che potranno equivalere nei prossimi decenni alla perdita dell’8% del suo Pil ogni anno, vale a dire 130 miliardi di euro. (Italpress)