Secondo un sondaggio di Ipsos pubblicato ieri, se si rivotasse oggi Fratelli d’Italia guadagnerebbe quasi quattro punti, sfiorando il 30% pieno, soprattutto a discapito di Lega e Forza Italia; il PD perderebbe un altro 1% a favore del M5S. Il gradimento di Giorgia Meloni come leader è al 54%.
È un sondaggio importante, non tanto per le tendenze elettorali (è troppo presto per qualsiasi previsione futura), quanto per costituire un giudizio sul dibattito per la fiducia al nuovo Governo.
Dove, indubbiamente, ha vinto Giorgia Meloni che, col suo non corretto accento romano e con un linguaggio diretto, molto lontano da quello usuale nelle Camere, ha parlato alla gente, piuttosto che ai soli onorevoli.
Le sue affermazioni e risposte con argomenti semplici – che nessun commentatore o avversario ha, però, avuto il coraggio di dichiarare “semplicistici” – sono state capite anche fuori dalle Camere, avevano un senso univoco ed erano nette.
Laddove, fino a prima, ogni frase detta da un politico era articolata ambiguamente, con lo scopo di potere essere interpretata anche nel senso contrario di quello che, nell’istante in cui veniva pronunciata, sembrava avere.
La risposta della Presidente Meloni alla Capogruppo del PD «io riconoscerei una superiorità agli uomini? Onorevole Serracchiani, ma mi ha vista dove sono?» è diventata un cult rimbalzato milioni di volte sui social; il modo in cui ha liquidato la questione linguistica sulla coniugazione al femminile delle cariche politiche, ha fatto emergere con grande evidenza un contrasto tra snobismo e concretezza popolare, facendo apparire la ex Presidente della Camera Laura Boldrini, come una radical-chic lontana dai problemi reali (sembrava il bis, a livello istituzionale, della contestazione subita dalla Boldrini allontanata dalle adolescenti in una protesta di piazza contro l’aborto).
Le risposte delle “opposizioni” sono apparse fiacche: è sembrato che esse non avessero nulla da dire, salvo la riaffermazione di petizioni di principio meramente ideologiche e di bandiera.
Ma il dato che più mi ha colpito – che più ha impressionato anche i commentatori politici di professione – è la disinvoltura della Meloni nell’affermare un pensiero diverso, superando il tabù del conformismo determinatosi su numerosi argomenti.
Così, senza complessi, si è affermata la volontà dì riallineare l’Italia ai paesi della UE sul limite del contante. Uno degli argomenti tabù per la sinistra perché, secondo questa, il solo parlarne significa stare dalla parte degli evasori.
Questa dell’evasione fiscale è un luogo comune che prima o poi dovrà essere riportato nella giusta dimensione.
Il contenzioso fiscale – secondo una mia stima personale (ma non trovo dati sul tema) – è dato al 90% da irregolarità formali e da mancati pagamenti di tasse dichiarate. Gli accertamenti contestati costituiscono il resto: solo questi, tecnicamente, costituiscono evasione fiscale.
Se il dato fosse vero – e onestamente non lo so: è una mia percezione personale – il “condono” non sarebbe un regalo agli evasori, ma una normalizzazione di un sistema fuori controllo.
Si può non essere d’accordo o avere altre soluzioni: ma questa è un’idea diversa di fisco, a mio avviso prima di tutto da semplificare nei rapporti cittadino-erario e da normalizzare dopo l’intasamento provocato da due anni di blocchi.
Così come non si può essere d’accordo con le misure anti-Covid, ma le prescrizioni del Ministro Speranza non sono un dogma indiscutibile.
Io non ero d’accordo con alcuna delle soluzioni dei governi precedenti ed avrei voluto dallo Stato indicazioni e suggerimenti, non imposizioni. Ho sempre ritenuto che un ministro della sanità più liberale avrebbe optato per una profilassi personale ed ho sempre, vanamente, sperato nel cambio a ogni nuovo governo. Pensiero ed augurio personale, ovviamente; non condiviso – annoto – dalla maggioranza delle persone che mi stavano attorno.
Il togliere i milioni di sanzioni ai cittadini che non si sono sottoposti alla terza dose del vaccino è un atto di civiltà e di prudenza: che evita milioni di contenziosi fiscali dal momento che già più di un giudice ne ha dichiarato l’illegittimità.
Ci sarà un commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione del Covid? Francamente non ne vedo il bisogno, in uno Stato con tanti pubblici ministeri zelantissimi: se c’è stato imbroglio e reato lo scopriranno loro.
Dibattito normale, confronto di idee su temi concreti e pratici, comprensibili dalla gente.
Questa è la novità più rilevante dei primi passi del governo Meloni: un pensiero diverso dal tracciato, dal conformismo imposto. E, probabilmente, un approccio ben più liberale dei Governi della precedente legislatura. Finora neppure una concessione allo Stato etico che – l’ho scritto la settimana scorsa – è un pericolo più subdolo di un comportamento imposto per legge.