Andrea Roncato è uno dei volti storici del cinema italiano, un personaggio che ha attraversato ruoli e storie, in una gamma di emozioni che vanno dal riso al pianto. Un uomo completo, così come la vita domanda, per saperla vedere in tutte le sfaccettature che il suo caleidoscopio ci offre. Il suo volto è una sintesi di allegria e sofferenza, come la sua lunga carriera dimostra. Ma Andrea, non inizia a lavorare quando lo abbiamo conosciuto nelle pellicole televisive, ai tempi di “Rimini Rimini” o “L’allenatore nel pallone”, dietro quell’ilarità si nascondeva già da tempo il suo sano e decisivo rapporto col sacrificio: alla base della sua formazione troviamo una laurea in giurisprudenza, il diploma in pianoforte, due scuole di teatro, una scuola di cinema con Ivana Chubbuck in America. Grande amante e sostenitore degli animali, Andrea è stato sempre presente per sostenere la Sfattoria degli Ultimi e i suoi animali. Lo abbiamo incontrato il 16 ottobre, a Roma, in via Taverna, dove la Sfattoria degli Ultimi ha organizzato una commemorazione per ricordare la tanto barbara, quanto gratuita uccisione di una famiglia di cinghiali, una madre con i suoi cuccioli, avvenuta in un parco giochi a Roma, lo stesso giorno del 2020, davanti a una folla di cittadini disperati, tra cui molti bambini, che volevano la loro salvezza.
Andrea, cosa significano per te gli animali?
Reputo gli animali importantissimi, anche nella formazione dei bambini. Il mondo animale, come ill mondo naturale sono realtà davanti a cui mi pongo con rispetto e ascolto. L’uomo si sente padrone del mondo, ma non è che il distruttore del mondo. Siamo noi che invadiamo e depauperiamo la natura del proprio spazio e quindi del suo diritto alla vita. Andando avanti così arriveremo alla fine del mondo. “dies ire, verrà un giorno…” se noi non comprendiamo che dobbiamo cambiare lo sguardo, dobbiamo rispettare tutto, è così che finiremo. Mentre rispettare tutte le creature insegnerebbe a rispettarci tra di noi. Le guerre partono dal piccolo, dal basso, le grandi guerre non sono che l’effetto di una mentalità belligerante. La società non affronta più il dibattito in maniera costruttiva, cercando soluzioni che soddisfino entrambi i contendenti, la guerra sì fa diffamando gli altri. I poveri cinghiali sono diventati per narrazione leoni e belve affamate. Sì va in tv a dire “i cinghiali mi hanno attaccato” senza spiegare che si trattava di una mamma con i cuccioli, a cui sono stati aizzati contro dei cani.
Cosa dovrebbero fare le Istituzioni?
Innanzi tutto una campagna di sensibilizzazione per l’interazione corretta tra uomo e animale. Negli anni 90 ho fatto sabato al circo, per due anni e ho capito che gli animali attaccano o per fame o per paura. I cinghiali, è più facile ucciderli, secondo queste norme cieche, piuttosto che sterilizzarli e utilizzare delle reti di contenimento, entro le cui aree queste creature possano vivere la vita a cui hanno diritto tanto quanto noi e qualsiasi altro animale. Viviamo in un mondo ormai degenerato, è sempre più difficile far vincere l’intelligenza, noi facciamo i cristiani, adoriamo un Dio che non si vede e contemporaneamente massacriamo la natura che è proprio quel Dio che stiamo adorando.
Cosa ha dato a te il rapporto con gli animali?
Gli animali nella mia vita hanno salvato tutto, come tutto nella vita viene salvato dall’amore. Gli animali sono amore incondizionato, amano te al di là di tutto e il fatto di avere animali intorno ti fa vincere qualsiasi battaglia perché è l’amore che ti fa diventare fortissimo, che ti da una pienezza che non puoi ricevere da niente altro. Quando un bambino fan mi regala un pupazzetto, ad esempio, lo tengo come porta fortuna, perché lo guardo e mi fa ricordare che c’è qualcuno che mi vuole bene. Inoltre gli animali mi hanno insegnato ad amare, perché all’inizio li trattavo da giocattoli, da strumenti, poi ho capito che averli accanto vuol dire avere un essere vivente che ha le sue esigenze, vuol dire fare rinunce per lui, con la gioia di farlo. E questo è un insegnamento che ho compreso ancora di più da quando sto con mia moglie, perché il vincitore non è colui che uccide, ma colui che è amato e sa amare a sua volta.
Cosa ti porta a partecipare a questa commemorazione e a sostenere la Sfattoria degli Ultimi?
La Sfattoria degli Ultimi racchiude il sunto di tutto ciò che abbiamo detto, lì regna amore, rispetto della natura, condivisione con gli amici. La Sfattoria è una piccola oasi che mostra cosa dovrebbe essere il mondo, un luogo in cui proteggere la bellezza. Posti come la Sfattoria dovrebbero diventare luoghi didattici, dove i bambini possono conoscere gli animali, dove imparano a rispettarli, a interagire e rispettare certe leggi della natura. Cosa insegni con l’uccisione? Che ciò che disturba va eliminato, questo non solo è barbaro, ma getta le basi perché i ragazzi si avvezzino al crimine. Coloro che hanno ucciso la cinghialessa coi suoi piccoli, avranno dei figli e quando li guardano si devono vergognare.
Ti abbiamo appena visto al Festival del Cinema di Roma per la presentazione di “La California”, un film della regista Cinzia Bomoll. Sappiamo che hai diversi progetti all’attivo. Ce ne parli?
Per me è stato un onore partecipare a questo film, scritto dalla compianta Piera Degli Esposti, anche voce narrante del film. Ricordo il cast eccezionale tra cui Eleonora Giovanardi, Nina Zilli, Lodo Guenzi, Silvia e Giulia Provvedi, nonché l’eccellente regia di Cinzia Bomoll. Il 20 ottobres è stato presentato un cortometraggio alla Sala Cinema della Regione Lazio che riguarda i ragazzi che hanno problemi di diversità. Questi ragazzi devono avere la possibilità di andare avanti nella loro vita, anche quando noi non ci saremo. Per questo si insegna che hanno cose in più della norma, una forza maggiore. Sto girando una serie di 6 film per Cattleya a Bologna, insieme a Michela Ramazzotti, Stefano Accorsi e Ottavia Piccolo, andranno su Sky, dal titolo “Un amore”, che racconta la vita di una famiglia normale, che attraversa i diversi aspetti dell’amore che passa al setaccio delle vicende esistenziali. Dovrà infine uscire un film fatto in Emilia Romagna con Eleonora Giovanardi e Violante Placido, regia Anna Di Francisca.