Il lavoro da fonte di guadagno a luogo di coinvolgimento di interessi e di integrazione professionale, personale e sociale. “La grandissima parte dei giovani studenti, lavoratori e imprenditori, lavorerebbe volentieri in associazioni senza scopo di lucro e la metà di questi sarebbe pronta a fare impresa nel terzo settore”. Sono due tra i dati più interessanti che emergono dalla ricerca: “I giovani: associazionismo, comunità e volontariato”, realizzata dai Giovani imprenditori della Confcommercio e da One Day con il supporto di Meta e presentata a Palazzo Vecchio a Firenze in occasione della tredicesima edizione del Forum dei Giovani Imprenditori di Confcommercio: “Pensiero in azione. Innovation. Training. Community”.
La nuova generazione
La ricerca, parte dall’Osservatorio, “La nuova generazione di imprenditori”, che evidenzia come, “quasi sei persone su dieci fanno già parte di un’associazione e che il 40% circa pensa che la comunità sia un valore importante tanto quanto la famiglia. Per il 27%, poi, comunità e realizzazione personale sono importanti allo stesso modo, mentre chi non fa parte di un’associazione potrebbe pensare di parteciparvi solo se trovasse un ente ben inquadrato e concreto”.
Il no profit come riferimento
“A godere di maggiore fiducia sono le associazioni no profit”, fa presente la Confcommercio, “che fanno da contraltare ai partiti politici, sull’ultimo gradino della classifica con il 71% di voti a sfavore”. Per quanto riguarda infine l’associazionismo d’impresa, “l’80% di chi fa già parte di un’associazione sostiene di conoscere Confindustria e Confcommercio (80%) e che quest’ultima rappresenta il commercio, oltre che i ristoratori (40%), le industrie (40%), i servizi (30%) e i professionisti (30%)”.
I giovani tra passato e futuro
“L’associazionismo d’impresa è tra i temi più delicati, ma anche strategici, da veicolare alle nuove generazioni”, spiega la Confcommercio, “per due ragioni principali: da una parte le nuove generazioni si sentono distanti da realtà spesso molto complesse, nate e consolidate in un altro tempo storico, che devono quindi sforzarsi di trovare sempre nuovi linguaggi e strumenti di ingaggio. Dall’altra parte, l’imprenditorialità e il lavoro in generale sono considerati generalmente fatto individuale, privato e il mettersi in rete (e a disposizione) attraverso l’associazione è dunque tutt’altro che scontato. Bisogna fare uno scatto culturale”, ragiona la Confederazione, “se l’associazione certamente fa bene il proprio lavoro con la tutela e servizi utili all’imprenditore, le ragioni più forti per rimanerci dovrebbe essere il percepito senso di comunità e l’idea di fare la propria parte per un mercato migliore”.
Ricerca di autorealizzazione
L’obiettivo per i giovani è un lavoro che sia fonte di interesse di coinvolgimento, di integrazione tra valori personali e sociali. “Questa capacità di generare senso è l’aspetto più forte che la rappresentanza economica potrebbe offrire oggi alle nuove generazioni che di orientamento, a partire proprio dal lavoro, sentono consapevolmente un imprescindibile bisogno”, commenta Andrea Colzani, presidente dei Giovani Imprenditori di Confcommercio.
“Per le nuove generazioni il lavoro non è più solo mera fonte di guadagno, ma una parte integrante della propria realizzazione personale e professionale. In cima all’auto-realizzazione”, evidenzia Paolo De Nadai, presidente di OneDay Group, “c’è l’esigenza di sentirsi parte di qualcosa e utili per la collettività, ed è per questo che l’impegno sociale diventa fondamentale anche nelle aziende profit per attirare e trattenere il talento. Allo stesso tempo avere già alle spalle delle esperienze lavorative nel terzo settore fin da giovanissimi viene riconosciuto nel curriculum come un elemento formativo e caratterizzante al pari e più che laurearsi con 110 e lode. Oggi, più che in passato, dovremmo tutti lavorare di più affinché il senso di appartenenza, di condivisione, e di dover avere un impatto con il proprio lavoro si estenda il più possibile tra le nuove generazioni”.
Le competenze digitali
“L’utilizzo degli strumenti digitali è cruciale per le organizzazioni del terzo settore”, prosegue Paolo De Nadai, “che possono utilizzarli per sensibilizzare le persone sulle cause nelle quali sono impegnate e aumentare il numero dei propri volontari”. Supportiamo da anni le associazioni e le organizzazioni no-profit nel loro percorso di digitalizzazione attraverso Binario F, lo spazio di formazione che abbiamo aperto nel 2018 per dare l’opportunità a persone, imprese, associazioni e istituzioni di sviluppare competenze digitali”.
L’impegno sociale
E i risultati della ricerca presentata da Giovani Imprenditori Confcommercio e OneDay sull’impegno sociale e sull’interesse dei giovani verso l’associazionismo e il volontariato ha anche un altro risvolto. “Ci dimostrano che le nuove generazioni possono e vogliono contribuire concretamente, con impegno e passione, alla crescita digitale di queste realtà”, conclude Luca Colombo, country director di Meta per l’Italia.
Sangalli: custodi di luoghi
Il presidente di Confcommercio ha concluso la tredicesima edizione del Forum dei Giovani Imprenditori di Confcommercio.
“La prima e più importante forma di consapevolezza che possiamo mettere in atto”, ha osservato Sangalli, “è la cura perché ci permette di attivare al meglio quello che c’è intorno a noi. Mutuando l’espressione della professoressa Elena Granata del Politecnico, dico sempre che i nostri imprenditori (quelli del terziario di mercato, del commercio del turismo dei servizi delle professioni) sono “placemaker”, “creatori di luoghi”. Credo però che debbano essere sempre di più, a partire dalle nuove generazioni, anche “placekeeper” custodi dei luoghi, in grado di prendersi cura dei posti e delle persone”. “E così facendo”, ha concluso il presidente di Confcommercio, “questi imprenditori diventano ‘sensemaker’ creatori di senso”.