sabato, 16 Novembre, 2024
Attualità

Carceri siciliane, sovraffollamento e disorganizzazione

Il mondo delle carceri presenta un tasso di autoreferenzialità non comune. Solo la presenza e la verifica costante di quali siano le condizioni reali può rappresentare un elemento di garanzia circa l’oggettivo rispetto dei diritti dei reclusi e persino di quelli del personale, sempre inferiore alle esigenze quotidiane. Consultando i
registri delle infermerie è possibile constatare che ci sono troppi scivoloni per le scale, troppi ferimenti sospetti, troppe lesioni casuali, mentre non sempre i posti regolamentari dichiarati sono calcolati correttamente e tengono conto, come dovrebbero, della indisponibilità di interi reparti, da tempo chiusi per manutenzioni che vanno a rilento.

In Sicilia sono presenti 23 strutture penitenziarie, ma molte ospitano un numero di reclusi superiore alla capienza regolare e anche su questo piano il concetto di regolarità andrebbe chiarito. Sulla base di quanti
metri quadrati per recluso vengono calcolati i posti di cui parliamo le statistiche?

A Catania, nella struttura di Piazza Lanza, ci fu un periodo in cui in una cella di circa 20 metri quadrati erano stipate otto, nove o anche dieci persone, una delle quali, a turno, dormiva sul tavolo o per terra.

Oggi la situazione è leggermente migliore, ma basta una retata per fare saltare qualsiasi fredda contabilità e far trattare i reclusi peggio dei polli in batteria.

In una sua famosa citazione, lo scrittore russo Fëdor Dostoevskij afferma che “Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni.” Sulla base di questo metro la Sicilia non sarebbe considerata sufficientemente civile.

La Costituzione Italiana, però, è molto chiara e all’articolo 27 così recita: “La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono
consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Chissà se qualcuno se ne ricorda?

Nelle carceri siciliane, alla data del 30 settembre erano presenti 6.018 reclusi a fronte di una capienza regolamentare che ne prevede 6.454.

Questo, però, non significa nulla, dato che 12 dei 23 penitenziari presenti nell’Isola ospitano più persone di quante ne potrebbero contenere e sempre che i dati siano “sinceri”.

Un ulteriore elemento che può essere interessante per valutare la situazione è quello che riguarda la tipologia dei reclusi. Sul totale dei detenuti 206 sono donne, 935 sono stranieri e 124 sono in semilibertà. Sulla qualità del trattamento risocializzante parla l’annosa carenza di educatori e di psicologi.

Tornando al sovraffollamento e all’autoreferenzialità del sistema, secondo il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sono regolari tre metri quadrati per ciascun “ristretto”, mentre la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo emessa contro l’Italia nel 2009, a seguito di un ricorso promosso dal recluso Sulejmanovic e riguardante trattamenti inumani e degradanti, richiamando una disposizione del
Consiglio d’Europa, ritiene corretti almeno sette metri quadrati.

A conferma di una situazione piuttosto nebulosa e per nulla tollerabile basta citare i dati del carcere di Caltagirone, dove i posti regolamentari sono 542 ed i detenuti presenti sono 398. Però non è agibile un’intera ala, circostanza della quale non si dà atto nella stesura delle statistiche ufficiali.

Il dato peggiore è quello di Bicocca, alla periferia di Catania, che dispone di 135 posti regolamentari, ma in cui sono ospitati 201 detenuti.

Le cifre assumono elementi di ulteriore gravità se si tiene conto del fatto che sul totale dei ristretti ben 183 si trovano nella zona di alta sicurezza, che pertanto ospita esattamente il doppio dei detenuti previsti.

Grave è anche la situazione del personale, carente in tutte le strutture. Sempre a Bicocca, ad esempio, a fronte di un organico di 200 agenti ce ne sono in servizio 170, 55 dei quali sono distaccati al nucleo traduzioni, dunque non prestano servizio all’interno dell’istituto.

Tornando al fenomeno degli strani infortuni e degli atti di autolesionismo, appare inquietante ciò che ci dicono i 98 casi del carcere di Piazza Lanza, su una media di 300 reclusi ed i 65 “infortuni accidentali” di Bicocca.

I suicidi verificatisi in Sicilia nell’anno in corso sono stati 10, anche questo rappresenta un elemento a dir poco scandaloso, dato che la regione ospita poco più di un decimo del totale dei reclusi ed i suicidi nel Paese, in totale, sono stati 70: un dato che, da solo, costituisce un atto di accusa verso il sistema penitenziario italiano.

Non sarà che forse qualcosa non va nel verso giusto e magari se ne parla poco e male? Non sarà che forse qualcuno non dice tutta la verità? Non sarà forse che il fenomeno dell’autoreferenzialità del sistema
penitenziario debba essere fermato? Non sarà forse che la logica meramente segregativa, tanto di moda negli ambienti giustizialisti e securitari, vada subito superata a favore della rieducazione, così come
previsto dalla Costituzione?

Si tratta di domande retoriche per le quali, così stando le cose, purtroppo, sarà difficile ottenere una risposta sincera.

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