L’incarico, il battesimo del Governo Meloni, eppoi, finiti i brindisi arriva la corona di spine. Per l’Esecutivo, il primo guidato da una donna a capo di partiti conservatori, sarà una arrampicata senza rete. I tempi per mettere a punto manovra e bilancio sono strettissimi e i problemi sono complicati da risolvere. Non basteranno annunci e dichiarazioni per porre fine ad un elenco di questioni irrisolte. Serviranno 40 miliardi da trovare entro fine anno. Convincere Bruxelles che il Bilancio e le spese sono coerenti con gli impegni europei. Poi nel vastissimo panorama dei dossier aperti ci sono le pensioni, il lavoro, il Piano nazionale di Ripresa, le bollette, l’inflazione. La guerra in Ucraina e il mantenimento delle promesse fatte al presidente Zelensky, i rapporti con USA e Nato, quale tono avere con il Cremlino. Sul Piano nazionale i sindacati sollecitano risposte, le Associazioni di categoria vogliono decisioni rapide. Le famiglie e le imprese non ci stanno a subire i maxi rincari delle bollette.
L’Agenda, le decisioni urgenti
L’agenda del neo Premier è politica ed economica. Su ogni passaggio dovrà avere una maggioranza coesa e senza sbavature. Il Governo dovrà prendere atto della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza che preconizza una economia che cresce per fine 2022 per poi rallentare pesantemente nel 2023. Un Pil che passerà in pochi mesi da +3,3% a +0,6%. Un quadro tendenziale ma spiragli di ottimismo non ci sono. Dopo la Nota il Parlamento dovrà concentrarsi sull’approvazione del Documento economico e finanziario che rappresenta il banco di prova della nuova maggioranza. Bruxelles ha concesso un mese di proroga per l’invio del primo Documento Programmatico di Bilancio. Il Governo dovrà procedere spedito e coeso per presentare alle Camera la legge di Bilancio 2023, con relativo decreto fiscale. Il presidente del Consiglio e la sua maggioranza se tutto andrà bene vedrà la dirittura d’arrivo di un percorso ad ostacoli con la legge di Bilancio da approvare entro il 31 dicembre.
Miliardi da trovare, le incognite
Sulle entrate si addensano i maggiori dubbi. Da dove arriveranno i 40 miliardi che oggi mancano all’appello? Sulle entrate non ci sono certezze. Sui pagamenti invece sì. Ad esempio, i sostegni fiscali accordati alle imprese costeranno (dal decreto Aiuti-ter): 14 miliardi ogni trimestre; mentre sono 6 i miliardi inoltre da mettere in conto per il taglio da 30,5 centesimi sulla benzina e l’azzeramento degli oneri di sistema e l’Iva ridotta al 5% sul gas. Per l’adeguamento delle pensioni all’inflazione l’indicizzazione degli assegni costeranno 8-10 miliardi più del previsto. Serviranno 5 miliardi per far decollare la riforma del pubblico impiego. Mentre il taglio al cuneo fiscale, indispensabile per alleggerire le buste paga dei dipendenti, avrà un impegno di 3,5 miliardi. Soldi che ora non ci sono.
Lavoro e previdenza, crash test
Tra le priorità ci sono la riforma della previdenza e del lavoro. Per le pensioni è tutto in scadenza: Opzione donna, Ape sociale, Quota 102; mentre mancano poche settimane per il ritorno della contestata legge Fornero. Inoltre in Italia ci sono troppi pensionati e pochi lavoratori, un divario insostenibile per i conti dell’Inps. Le politiche attive per rilanciare e sostenere l’occupazione, saranno un banco di prova eccezionale per il nuovo Governo. La mancanza di lavoratori specializzati, di medici, ingegneri, infermieri e tecnici di ogni genere si ripercuote sul sistema sociale ed economico in maniera evidente, mentre non si riesce a mettere mano a politiche formative più diffusive ed efficaci.
Lo scenario economico
Per il Governo il tema principale sul quale si misurerà la vera forza di coesione è il terreno economico. Le analisi sul deficit italiano, sia da studi nazionali che internazionali si sovrappongono ma vanno tutte nella stessa direzione. Nel 2023 la corsa della inflazione non si attenuerà.
Il caro energia dopo l’accordo spuntato dal premier Draghi a Bruxelles forse subirà una inversione di prezzo ma la “frenata” di inflazione, e i costi di gas ed elettricità per ora rimangono alti. Le Associazioni di categoria avvertono il peso di un fine 2022 e un inizio 2023 con un Paese che dovrà lottare per evitare una crisi che da economica diverrà sociale.
I pericoli maggiori per il neo Esecutivo sono la recessione e la stagflazione. Di recessione ha parlato anche il commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni, mentre per alcuni analisti il rischio che il nostro Paese stia scivolando lentamente verso la stagflazione è molto elevato. Gli effetti della guerra in Ucraina, l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici rischiano, nel medio periodo, di spingere l’economia verso una crescita pari a zero. Con una inflazione che si avvierebbe a toccare le due cifre. Per rimediare, bisognerebbe tagliare le tasse e la spesa corrente. Tuttavia contrastare la stagflazione, spiegano gli analisti finanziari, è un’operazione estremamente complessa. Per invertire la spinta inflazionistica, gli esperti sostengono che le banche centrali dovrebbero contenere le misure espansive e aumentare i tassi di interesse, operazione già in corso che provocherà la diminuzione della massa monetaria in circolazione.
Debito e Patto di Stabilità
L’agenda economica Meloni non potrà non seguire la via tracciata da Draghi, non solo perché tra pandemia, post pandemia e crisi energetica il Paese ha comunque trovato una sua stabilità, credibilità e convergenza di alcuni Paesi Ue sulle proposte dell’Italia, ma soprattutto per stabilizzare e rilanciare l’economia servirà una riduzione della spesa corrente e, in secondo luogo, il taglio della pressione fiscale. Il neo Governo dovrà incrociare le dita, auspicando che Bruxelles decida di rivedere il Patto di Stabilità. Allora si potrà concedere di più per le riforme, i sindacati, Associazioni di categoria, e magari intervenire in modo tempestivo e soddisfacente sulle riforme.