Elnaz Rekabi, la campionessa di arrampicata iraniana che ha gareggiato senza velo ai Campionati asiatici in Corea del Sud è stata arrestata non appena rientrata a Teheran ed è stata condotta a Evin, il famigerato carcere dei prigionieri politici. Dell’atleta si erano perse le tracce mentre le immagini di lei in gara con i capelli che coprono la scritta ‘Iran’ sull’uniforme della nazionale facevano il giro del mondo. “Le donne non dovrebbero mai essere perseguite per ciò che indossano e non dovrebbero mai essere sottoposte a violazioni come la detenzione arbitraria o altre violenze per come sono vestite”, ha affermato a proposito di Rekabi la portavoce dell’Ufficio dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani, Ravina Shamdasani, aggiungendo che le Nazioni Unite seguiranno la vicenda molto da vicino. L’immagine dell’atleta iraniana senza l’hijab, obbligatorio in pubblico nella Repubblica islamica che rappresentava all’evento sportivo coreano, ha fatto il giro del mondo ed è stata interpretata come un sostegno alle proteste in corso da oltre un mese in Iran per Mahsa Amini, la ventiduenne curda morta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché non indossava il velo in modo corretto. Secondo l’agenzia degli attivisti per i diritti umani iraniani Hrana, da quando le dimostrazioni sono iniziate, almeno 240 persone sono rimate uccise, tra cui 32 minori.