La povertà educativa minorile si combatte con il potenziamento degli ambienti di apprendimento, didattica integrativa pomeridiana, sportello “scuola – famiglia – territorio”, eventi di animazione di comunità e formazione per docenti, famiglie, cittadini, amministratori e operatori sociosanitari.
Queste strategie costituiscono i punti di forza del Progetto “Edu.Co. Educativi-Comuni /Comuni-Educativi” appena presentato a Montesarchio in provincia di Benevento che costituisce lo strumento operativo attraverso il quale i vari soggetti coinvolti cercheranno di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Da una recente indagine demoscopica è emerso che per 9 italiani su 10 la povertà educativa minorile è un fenomeno grave: l’83% del campione delle persone intervistate ritiene che le azioni di contrasto sono importanti per lo sviluppo del Paese. Il dato da cui occorre partire è che la scuola da sola non basta più, la responsabilità della crescita dei minori è di tutta la comunità (46%). Ecco perché servono azioni integrate.
Ne abbiamo parlato con Maria Fanzo, dirigente della Cooperativa Sociale “Nuovi Incontri”, soggetto responsabile del Progetto, selezionato dalla Fondazione “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
In che modo è stato strutturato “Edu.Co”?
“Il progetto si articolerà in tre anni, prevedendo una combinazione di azioni integrate tra di loro che amplificano, qualificano ed integrano le opportunità educativo-esperienziali e didattiche a favore di minori di età 5-14 anni e delle loro famiglie”.
Alla presentazione sono intervenuti tante personalità in rappresentanza dell’Ambito sociale B3, dell’Università del Sannio, che è ente valutatore, di vari istituti scolastici e della Fondazione “Caporaso”. Quanto è importante l’apporto di ogni singolo partner?
“Direi che sarà fondamentale la condivisione delle azioni e dei processi da parte di tutti i partner coinvolti, chiamati a compiere azioni sinergiche finalizzate alla elaborazione e realizzazione condivisa del Patto Educativo d’Ambito e alla implementazione di interventi e politiche innovative”.
In definitiva si può sconfiggere la povertà educativa minorile?
“Si può, anzi si deve debellare questo gravissimo fenomeno che costituisce una vera e propria piaga sociale. I numeri sulla povertà educativa minorile nel nostro Paese, del resto, sono a dir poco allarmanti. In questo contesto il Terzo settore ha un ruolo di primo piano nel rifondare una cultura educativa che accompagni l’inserimento delle nuove generazioni nelle comunità, offrendo loro un miglioramento delle condizioni di vita ed una prospettiva di futuro”.