Ottenere vaccini e test diagnostici di nuova generazione contro alcune malattie endemiche del bestiame che posso essere trasmesse all’uomo. È questo l’obiettivo di “Reprodivac”, il progetto coordinato da Enea del valore di 6 milioni, di cui circa 3 milioni finanziati dal programma europeo Horizon Europe.
Per i prossimi cinque anni, 16 partner di 7 diversi Paesi europei lavoreranno insieme per migliorare la salute e il benessere degli animali, la produttività e la sostenibilità del settore zootecnico, nonché la salute umana e la salubrità dei cibi. Nello specifico, i vaccini potranno contribuire al controllo di quattro malattie riproduttive del bestiame: la sindrome riproduttiva e respiratoria dei suini (PRRS), la febbre Q, l’aborto enzootico ovino (OEA) e la brucellosi suina. Oltre a esperti di vaccinologia veterinaria, nel progetto è coinvolto anche un esperto di bioetica. Enea sarà coinvolta in tutte le fasi del progetto: dallo sviluppo alla valutazione, fino alla sperimentazione dei vaccini. I ricercatori del Laboratorio di Biotecnologie saranno nello specifico impegnati nella produzione di anticorpi e di antigeni da inserire sia nelle formulazioni vaccinali che nei saggi diagnostici.
Per produrre queste molecole bioattive, i ricercatori dell’Enea ricorreranno alla piattaforma del Plant Molecular Farming, ovvero all’uso di piante come vere e proprie ‘fabbriche’ per ottenere biofarmaceutici in tempi brevi, a costi competitivi e con tecnologie più facilmente adottabili nei paesi in via di sviluppo. “Le malattie infettive veterinarie sono causa di notevoli perdite economiche per l’industria zootecnica”, spiega Selene Baschieri, ricercatrice Enea del Laboratorio Biotecnologie e coordinatrice scientifico del progetto.
“Inoltre, numerosi agenti patogeni zoonotici possono rappresentare un pericolo diretto per la salute dell’uomo. I vaccini garantiscono un importante strumento di profilassi in grado di contribuire alla riduzione dell’uso di antimicrobici in allevamento, rallentando l’insorgenza di farmacoresistenze, e possono proteggere la salute pubblica con una prospettiva One Health, nella consapevolezza che esseri umani, animali e ambiente sono fortemente interconnessi. Inoltre questi presidi contribuiscono a rafforzare la redditività dei sistemi animali alimentari, migliorando il benessere degli animali”, conclude la ricercatrice.