sabato, 16 Novembre, 2024
Economia

Il freno della burocrazia sui fondi europei

Procedure farraginose rallentano spese e investimenti importanti per lo sviluppo

Fondi strutturali non spesi dal 2014 al 2020. Della serie: non sappiamo spendere i soldi dell’Europa. Pare siano 20 miliardi, che aggiunti ad altri 20 da tassazione extraprofitti fanno, a quanto si dice, 40.

Non è questione di governi, ma di burocrazia. Non ci sono tanti studiosi di economia che possano dire di aver capito come funzionano i fondi strutturali, cioè fondi dedicati dall’Unione Europea ad interventi degli Stati su settori strategici, e soprattutto tecnici che implementino con rapidità la destinazione e la spendita di queste somme.

Su questo siamo sempre stati indietro, e francamente i motivi sfuggono. La normativa istitutiva dei fondi speciali europei è per definizione uguale per tutti gli stati membri, ma gli altri utilizzano e alleviano i loro bilanci con le risorse a buon mercato messe a disposizione dall’UE. Noi, soprattutto In questo frangente, abbiamo il dovere di intercettarli immediatamente. La situazione energetica è stata sottovalutata, l’ho già scritto, nel passato. Le procedure di spesa per l’acquisto anche di matite in un ente pubblico sono farraginose e fuori dalla storia. Uno dei primi compiti del nuovo governo sarà quindi l’eternamente auspicato snellimento delle politiche gestionali e contabili della pubblica amministrazione, che dovevano subire un
miglioramento con le modifiche alla legislazione in tema di appalti e anticorruzione, ma è avvenuto esattamente il contrario.

Cosa dire poi dei fondi del Pnrr, per i quali pare che si siano ingolfati i canali di delibera e distribuzione soprattutto presso gli enti locali, sguarniti tra l’altro di personale specializzato. Non ci si poteva pensare prima? Così facemmo con i fondi per l’emergenza covid, dato che ad oggi non si registrano miglioramenti nelle strutture ospedaliere e li abbiamo utilizzati soprattutto per l’acquisto di dosi eccessive di vaccini, dati alla mano. In tutto questo la priorità dettata dalla crisi innescata dalla guerra in Ucraina e dalla speculazione, di cui parla il mondo intero, rischia di essere vanificata nella sua urgente attuazione. Stiamo arrivando troppo tardi, e l’elenco dei colpevoli sarebbe lungo. In chiave costruttiva, il nuovo governo, qualsiasi esso sia, dovrà saper stanziare fondi, più che procurarli.

Perché saremo tutti certamente d’accordo sul fatto che la crisi energetica possa innescare un effetto volano talmente negativo per il sistema economico italiano da minare la tenuta sociale del paese. E non potremo affidare certamente a contenziosi legali, forze dell’ordine e sicurezza nazionale la gestione del caro bollette e dei danni non più calcolabili alle famiglie e alle imprese.

E meno male che le nostre più alte cariche istituzionali hanno fatto capire ai nostri partner, senza se e senza ma, che sapremo badare a noi stessi. Si tratterà però, a essere sinceri, di dimostrare che sappiamo gestire le emergenze, più che l’ordinaria amministrazione. E in caso di emergenza, prendendo a prestito le tecniche che si utilizzano nella prevenzione contro criminalità e terrorismo, si usano strumenti speciali. Per fortuna qui serviranno intelligenza e competenza, per evitare che altri usino il resto.

* Direttore Crst

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