Dopo due settimane di schermaglie, il Centrodestra ha quasi raggiunto l’accordo sul governo che verrà. Faremo presto, dice Meloni, che aspetta la chiamata di Mattarella al Quirinale e spera in un Ministro dell’Economia in grado di rassicurare i mercati e l’Europa. Tra le tante ipotesi si potrebbe immaginare un cambio della guardia anticipato alla Banca d’Italia: Visco potrebbe lasciare un anno prima della scadenza del mandato per guidare con grande autorevolezza il ministero più delicato assicurando una sostanziale continuità di indirizzo nella gestione della finanza pubblica.
Le insidie per il futuro governo saranno tante. Molte verranno dai partiti, non solo d’opposizione. È ben noto che i governi di coalizione subiscono continue tensioni a causa delle pressioni dei partiti della maggioranza, che in questo caso, sono reduci da pesanti sconfitte.
Meloni dovrà tenere a bada Lega e Forza Italia e non farsi condizionare più di tanto, se vuole davvero governare e non farsi imprigionare nei giochi di palazzo.
Incomberà sul futuro governo la minaccia del ricorso alla piazza? Probabilmente Giuseppe Conte non starà con le mani in mano: in questa riedizione del populismo più che l’avvocato farà il tribuno del popolo. Il Pd sarà concentrato sul congresso e un suo richiamo alla piazza potrebbe essere divisivo e sortire effetti indesiderati.
Il sindacato motivi di preoccupazione ne ha tanti, con salari indeboliti dall’inflazione rischio di crescita zero e tanti problemi sociali irrisolti. Il leader della Cgil ha usato toni responsabili verso il futuro governo di centrodestra: nessun pregiudizio, vogliano lavorare insieme non contro qualcuno. È un buon inizio. Per affrontare i mesi difficili che ci stanno davanti governo e sindacati devono avere rapporti sereni, costruttivi. Vecchie ruggini politiche devono essere messe da parte.